Rima
sparse nel tempo
Tra queste righe la voce della mia terra e quella dell'anima, la voce
profonda e materna delle cose che non tornano ma che sono risonanze di latte e
di miele e piedistalli di lancio.
Alle radici
Grazie mamma Anche tu hai lottato nella vita. Ricordo il tuo dire accorato il fare tuo per cambiare il mondo e a noi dare il tuo domani.
Hai vinto.
Quando lasciasti i nostri lidi già dei frutti della lotta tua coraggiosa erano piene le strade della vita.
Giovane, nel tempo in cui la donna in pallida attesa s'adagiava, forte, coi padri dell'Italia nuova lavoravi perché quell'aria tersa che da poco tu bevevi difendere dovevi.
Avvertivi come rischio spaventevole quel vento che le menti scatenava folli, e già mezz'Europa attanagliava.
E tu ferma donna coraggiosa sostenuta dalla tua passione vera, portasti in alto il vessillo d'un'idea.
Anche a te io devo se non siamo caduti in quella fossa, che nel buio ha costretto tanti quelli ciechi d'una volta. "Grazie mamma". È bello poter dire e non solo della vita o d'altre cose che finiscono nel nulla. Grazie di quest'aria pura che ha dato germogli e fioritura.
Io godo quel mondo in cui i nipoti tuoi, vivranno e altri altri ancora.
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Ricordando
te, mamma
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11 agosto 1983
Eri lì ferma nella camera buia sull'assito di ceri all'ombra nel profumo della morte. Io tesa dinanzi al mistero d'una vita che finiva lì io inerme nel vortice d'un vuoto.
La mia solitudine cominciava lì.
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T'ho vista
T'ho vista. In sogno m'apparisti e sorridendo te ne andavi. I capelli avevi della giovinezza lo splendido sorriso di quando con noi ti trastullavi. Una mano ciondolava una di quelle buste di plastica, da niente, con dei medicinali l'altra salutando il sorriso accompagnava. Bianca la via e in discesa, mamma, andavi verso il sole e voltandoti ti raccomandavi.
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Alla
madre
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I In questo paese che si rinnova non si ritrovano i miei cari e vanno via, anche dal camposanto son fuggiti ché non è più quello di prima.
Vuoti gli avelli vagano sui tetti nuovi tra i filari che pungono la notte d'un brandello di muro in cerca che sveli un ricordo abbandonato.
Mamma non mi riconosci? Son qui ma tu vai via.
Insieme al resto son cambiata anch'io.
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II Tante volte a te volgo il mio pensiero anelo d'uno spicchio di cielo che fermi il giro della vita di me sola con un nero fardello. Se potessi ascoltarti son certa che le parole non dette mi darai perché, tu mamma, finalmente sai la mia natura ch'oggi tutta quanta mi si svela sai che non seggo in un treno impazzito non cerco stazioni ma costretta mi sfina un rodìo d'universo e nell'andare la pelle si raffina. |
Lettera alla mamma Ricordi quando, ho contato tanti risvegli, m'avesti tra le porche tue, la prima volta. Nel maggio dorato ero un tenero grano della tua messe. Allora per me sperasti un florido rigoglio.
Iniziò il mio cammino e avevo te accanto.
Nutristi il seme che t'accoglieva avido e il cuore conobbe tutte le tue gemme. Ricordi i sogni che coloravano i nostri orizzonti? Poi duri macigni li assalirono e furono trapassati di tristezza. Il coraggio divenne il nostro unico amico con lui stringevo appresso a te un'amicizia.
Di te si dissetò la mia pianta e il cuore si fece come il mare.
Poi te ne andasti ma dai tuoi lidi vedesti nell'aria tenebrosa di paludi come cieco viandante il mio fiume errare.
Pregasti e ti sentii più di quando eri con le vesti e riconobbi il tuo sorriso nella mia valle
e m'incamminai verso l'isola d'oro libera, nella vita che profana come provata materia che si ribella.
Ora lì risuona l'eco delle tue parole ancora. La storia alimenta i rovi del tempo giorno dopo giorno spina che s'aggiunge a spina ma il mare di luce carezza i fiori nati dai fermenti della terra ristora la verità del germoglio culla bocci di diamanti. E questi doni vanno predicando che non è inganno che sono veri certi convegni di anima ad anima.
Ed io serberò come tesoro, mamma, il profumo del nostro giardino come vestale custodirò il tepore della nostra casa perché vivo della tua armonia il pensiero guidando sulle cime come natural sito chiama.
Il nostro incontro vive nell'isola d'oro perché i tuoi si uniscono ai miei lidi forma che di sé impronta e nel dare appaga, sublime abbraccio che non muore.
E noi ci raccontiamo questa preziosa fiaba dal fascino tormentoso velata d'inaccessibili dimore
nel sogno mi hai preso per la mano perché lì dove sei hanno valore i fiori dell'animo come quelli dell'isola, e noi insieme li coglieremo, mamma, e gli uomini non potranno capire mai.
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*
A mamma Tu dormi in un placido giardino odoroso di fiori e cera molle ove tra vialetti regolari in loculi e tempietti ordinati a nuovo ti fanno compagnia gli amici tuoi d'una volta.
Ti ristora l'ombra dei cipressi snelli che salgono su un cielo a voler quasi ricordare là dove sei tornata terra che qualcosa di te è andata via.
In questo luogo ameno calmo, di riposo scopro finalmente vera la parola pace.
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Invocazione Ho vuotato la coppa della vita.
Mamma nel tuo abbraccio solo trovar consolazione io potrei.
Più della morte ora pavento questo amaro fil che si dipana inesorabile. |
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2002