A cura di Gioacchino la Greca
I
Bari
(1594)
Olio
su tela (94x131)
Kimbell
Art Museum, Fort Worth
di
Michelangelo Merisi da Caravaggio
(1571.1611)
È un quadro di genere, databile intorno
al 1595, che attraverso il possesso del Cardinal del Monte e poi dei Barberini e Colonna arrivò in Texas ove se lo godono gli
statunitensi. Il Caravaggio esprime una pittura a
lui cara che ricorda molto i lombardo-veneti, da
Tiziano a Giorgione, con questi colori vivaci e una
espressività che rende reali i personaggi, quasi attori di una commedia
dell'arte italiana, famosa ormai in tutta Europa. La tela, mostra, nella
ormai consueta posa di trequarti caravaggesca, una
scena comune nelle malfamate locande romane frequentate dal pittore, da cui
traeva spunti di ispirazione e modelli veri da ritrarre. Il giovane nobile,
vestito in nero come si addice al suo rango, presenta gli ingenui tratti distesi
del giocatore da spennare, ad opera di due malfattori colti nell'atto
cruciale dell'inganno: uno che corruga i suoi tratti visivi e segna con le
dita i punti in possesso dell'ingenuo, l'altro compare colto nel fulmineo
gesto di estrarre la carta falsa e buttarla nel gioco. Entrambi di basso
lignaggio, come mostrano i loro costumi, che ben conosciamo dalle opere della
Zingara che indovina il futuro e nella Conversione di Matteo. L'opera vuole
essere una condanna morale del baro e dell'inganno in genere, e quindi un
richiamo all'onestà in tutti i campi, anche il ludico, visto il periodo in
cui viene dipinta, che è in pieno rigoglio tridentino controriformistico,
ove il peccato era punito assieme al peccatore, senza aspettare il Giudizio
finale. |
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