A cura di Gioacchino la Greca

 

 

 

Maria Maddalena in estasi

 

 

(1606)

Olio su tela (106x91)

Collezione privata Roma

 

 

 

 

 

di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1611)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo quadro riconosciuto a Caravaggio, è una delle opere dipinte dal pittore dopo la sua fuga dalla Roma a causa dell'omicidio del signorotto Tomassoni. È necessario sgombrare il campo mentale da alcuni luoghi comuni che impoveriscono la poetica e la profonda cultura religiosa del Merisi da parte di osservatori poco attenti. Caravaggio non fu un pittore prodigio, maledetto dagli uomini e lontano da Dio. Egli visse sotto un profondo influsso religioso della Roma che con i suoi papi Gregorio XIII, Sisto V e altri, celebrava la Chiesa Trionfante, che mirava a fare della cattolicità la religione che si sarebbe imposta dopo la scissione della Riforma luterana e della Controriforma romana. Fu così che accanto alle opere di grandi letterati e teologi che espressero lo spirito della religione e dei dogmi cattolici in opere ormai classiche, la Chiesa potè contare anche sull'apporto più popolare e sentito di artisti, mistici, predicatori che affermavano tra la gente i valori evangelici della povertà e della umiltà, che Caravaggio fece propri della sua arte.

Anche le esperienze mistiche, come quelle di Maddalena dei Pazzi o Teresa d'Avila furono di grande rinomanza e diffusione per far conoscere come potesse essere profonda la sensibilità umana alla voce del divino. Caravaggio fu un grande artista "religioso", anche se a modo suo sconvolse le iconografie tradizionali, non perdendo mai di vista però che Dio si manifesta all'uomo anche attraverso le vie più strette e umili, preferendo spesso i reietti e gli ultimi. Con queste premesse egli affrontò le esperienze mistiche di diversi personaggi, ricordiamo la chiamata di Matteo, la conversione di Saulo, l'estasi di S. Francesco, e l'opera in oggetto: l'estasi della Maddalena, datata 1606.

Non esiste nessun segno iconografico che possa identificare la Maddalena, immersa nella sua estasi mistico-orgasmica, una esperienza pienamente umana nella quale si è toccati dalla pienezza divina. In assenza di specifici attributi della santa, visibili nella Maddalena assorta sulla soglia di casa con profumi e pettine, qua "l'attenzione si concentra esclusivamente sull'ambiguità dell'istante in cui l'esperienza mistico-unitiva dell'anima-amante con l'oggetto amato (Dio-persona) raggiunge il suo apice" (M. Marini, 1987), diventando in questo caso precursore delle estasi scolpite da Bernini. In questa drammaticità mistica il pittore rivive il suo dramma esistenziale, che all'epoca lo vedeva latitante.

C'è tutta l'invenzione caravaggesca e la grandezza pittorica del Merisi in questa figura agonizzante, con la testa rovesciata all'indietro, gli occhi che lasciano intravedere il bianco delle pupille e l'aggrottamento delle arcate sopraciliari, la bocca socchiusa in un tacito fremito amoroso, i bellissimi capelli sciolti che lasciano scoperta una candida spalla e un seno resi diafani da una luce veramente divina, che colpisce la donna, perché tale essa è, dall'alto e sembra trapassarle il cuore. Come se nella scultura del Bernini della santa Teresa questa luce abbia preso le sembianze dell'angelo che trafigge con la freccia il cuore della santa. La bianca veste ormai sciolta perde nitore al confronto del bianco dell'incarnato, la tunica rossa che funge da mantello richiama l'ardore della passione amorosa. L'unico atteggiamento mistico che può allontanare da una immagine di un tripudio dei sensi sono le mani giunte che non stringono altre mani, che sarebbero pronte per accoglierla. Chi ha avuto la ventura di vedere dal vivo l'originale o anche una delle numerose copie restaurate avrà certamente vissuto interiormente non solo l'esperienza mistica della santa in oggetto, ma anche particolari esaltanti momenti di rara, umana bellezza.

 

 

 

 

 

 

 

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