Ascolta, sono triste stasera

 

 

Lungo l’erta dura
 
 
..
 
Ho aperto tutt’intero
lo scrigno
di legno e di ferro
con serrame d’argento
a nudo mettendo
e senza timore
le spoglie
di piratesche bordate
ai paesi più ricchi 
del mondo.
 
 
Son foglia sperduta
e chiusa
e il vento
forte
mi trascina.
.
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
Il vero
 
Come pezzi di marmo
duri e freddi
giungono
i bagagli ogni giorno
sfregi facendo
alla morbida attesa
ma sono soltanto
involucri scialbi
 
soffro
l’impotenza
della idea.
 
 
 
 
*
 
 
 
Né giorno né notte
 
Sei sorto
giorno malvagio
a ringiovanire
con la tua luce
il volto non nascosto
nel buio.
 
E c’è anche la notte
che dapprima con mani pietose
carezze depone
sul cuore
stanco di pene
poi tradisce
e nell’ombra
forme affannose
discopre.
 
Né giorno
 notte
per questo rodìo.
 
 
 
 
*
 
 
 
Sconfitta
 
Quale parete di roccia
nera e dura
lasciando soltanto
superficiali lamenti
io ero.
 
Poi l’offesa
molle e nascosta,
lungo liquido aggressivo,
l’ha penetrata
 
tutta s’è aperta.
 
Ora quale bianco calanco
svelo la grande impotenza
 
si sciolgono
mille rivoli
senza difesa
 
scendono i sospiri
chiusi
coi ciottoli
sempre più grandi
sempre più tanti
uniti
 
grida
una frana.
 
 
 
 
*
 
 
 
Abbandono
 
Un tuffo negli occhi del vento…
gurgiti di chiome sofferenti
appesi nell’aria disponibile
vanno,
tiepidi di pianti,
la notte.
 
Io cerco il mio giro
tra i mille
che i cuori
come canne sbattono sulla terra
crudele
assecondando il vento.
 
Sono una foglia sperduta
e chiusa
 
e il vento 
forte 
mi trascina.
 
 
 
*
 
 
 
Dolore amico
 
Aperte sono
le membra mie,
di bistro liquor
ne sgorga
e lento,
 
addolcisce tutt’intorno.
 
In quelle lacerazioni
scavo,
come non mie,
muta.
 
Non c’è dolore.
 
Calda
la calma
m’inonda.
 
Sono oltre le sofferenza.
 
 
 
 
 
 
.
 
 
 
Come terra 
che si fa nera 
e tumida
 
 
*
 
 
 
Nell’ombra
 
Mille parole d’indifferenza
al pensiero tradito
offrono spine.
 
Ed io che lento respiro
oppresso dai rovi
perché non mi scuoto
e distruggo gli sterpi?
perché mi rannicchio 
nell’ombra?
 
 
 
 
*
 
 
 
Sei tutto
 
Sei male
sei bene
sei ombra
sei luce.
 
Il bene è fiamma
che calma depone
nella coppa che offro,
 
è forte il male
e assilla la prece
 
ardore e tormento.
 
In me sperimento
del mondo la lotta
ma son debole cosa
 
e son sola
son sola.
 
 
 
 
*
 
 
C’è anche l’ora della solitudine
 
*
 
 
 
Solitudine
 
Solitudine di parole
di falsi occhi di amici
del cuore senza la mente.
 
Solitudine d’idea tradita
di esilio cercato
di soliloqui.
 
Solitudine di accesi deserti 
di difficili altezze
di spazi.
 
E nella solitudine c’è la foglia
non ancora marcita
 
e l’insetto che ha vissuto
 
e c’è lo sterpo di spine
che offende
tutta la mia aperta disposizione.
 
Allora più densa e nera
diviene la terra del campo.
 
 
 
 
 
*
 
 
 
Beata solitudo
 
Voglio stasera
raccogliermi tutta
in questo punto piccino.
 
Non può
distendersi nella parola, 
muto si comprende 
e solo
e immobile
sul ciglio del pensiero,
il grande mistero di noi.
 
Ci sono nei tuffi 
della vita 
 
crisalidi di luce?
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Complicità
 
Quando la sera
nell’ombra
scioglie le cose
e soli ci lascia,
allora giungono
tra danze di veli
mille strumenti.
 
Per tutti c’è di sera
un richiamo
lontano
di cori.
 
Quando senti la notte, 
 
nel silenzio
vedi il buio
disegnare pensieri
sulle sue dense pareti
con mille colori.
 
Per tutti è complice 
la notte.
 
Poi la luce
gelosa
ogni cosa cancella.
 
Ma l’attesa 
d’un’altra ombra
non scema 
col giorno.
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Attesa
 
Quando le ninfe
che su raggi di luce
m’hanno condotto nell’isola d’oro,
se ne andranno
nei viali rossi della sera,
mi vedrai attendere ad oriente 
la stella
ch’indica la via del ritorno
 
perché nessun sentiero
del mondo 
le accoglie.
 
 
 
 
 
*
 
..
.
 
Amici
 
Il silenzio di questa notte
dona le ombre
alla mia grande casa
abbattendo ogni preciso confine
 
ed io spio al di là
i miei fantasmi,
unici amici
che mi legano a quelli del mondo,
 
ma poi mi accorgo
che attendono il giorno
per farmi compagnia
 
 

 

 *

 

 

Tu cielo m’hai dato una stella

 

 

 
 
e tu vieni
in punta di piedi
tra le mani fiori
di malinconia pervinca
spargendo.
 
 
 *
 
 
 
Dolore di cielo
 
Non al velluto d’estate
brillante di stelle
ma ad un cielo di spuma vestito
e di lacrimanti fiammelle
ho volto lo sguardo.
 
E mentre lassù mandavo 
altre stille
e chiedevo conforto
 
tu, cielo, m’hai dato
una stella più viva
di scia rilucente.
 
Era cometa
con nastro d’argento
la tua voce,
era conforto 
che davi.
 
Lassù
sul monte
in densi vapori
s’è persa.
 
Il mio 
s’univa
al tuo 
più vasto
dolore.
 
 
 
 
*
 
 
 
La mia giornata
 
Un moto nuovo 
e solerte
muove la mente
 
e nel gurgito lento
che rigira
ansie 
e timori
vive le mia ora.
 
Nell’attesa d’un aiuto
che la mia pena 
scemi
in un più dolce soffrire
vive la mia giornata.
 
 

 

*

 

 
 Note di malinconia
 
 
I
 
Ho perduto
una lacrima
 
se n’è andata
appresso ai miei fantasmi
per rifocillarli
nella corsa lor folle
per le vie
deluse
del mondo.
 
 
II
 
Come stampo
sul cuore
si dispongono
i pensieri
stasera.
 
 

 

 

 *

 

 
Vieni
 
Vieni mio amico
stammi vicino
fammi sentire
gli occhi miei vivi
 
le begonie come son vere
 sul balcone
con quale forza 
le strade tu muovi.
 
Spazioso dolore
tu inondi i rigagnoli
del mio paese
lo penetri tutto
ti espandi coi fiumi
sei fremito esteso
vasto respiro
larga invasione
nel mare
che stringe la terra.
 
Profondo dolore
agiti l’onda
sulla roccia
che s’apre
coi pugni scavando
cunei sottili.
 
Chiuso dolore
divieni forza
che vive nel fondo
e mette radici
e rami
sempre novelli.
 
Sacro dolore
t’innalzi
l’aria del mondo pulendo
dai fumi di terra
 
e nascono perle
che sono dell’uomo
monili.
 
Silenziosa calma
che avvolge 
chi ha fede
divieni.
 
E quando vai via
l’anima s’avverte preziosa
e ti vuole
perché nello scrigno
della sua casa
sei divenuto 
parte di lei.

 

 
*

 

 
Tacita disposizione
 
Nulla chiede il pensiero,
resta 
in una angolo 
della mia esistenza.
 
A stilla 
a stilla 
beve
la mia sopravvivenza,
nel suo boccale 
sempre 
una parte di me 
lasciando.
 
E in questo centellinare
un’essenziale ragione di vita
consiste l’olocausto
delle parole che sanno di terra.
 
Perciò io sarò lì
nella tacita disposizione
del pensiero
impotente

alla spinta di fuggire.

 

 
 
*

  

 
Canto
 
 
Entrano nel canto
forme e tratti
colori
 
e la musa pietosa
della mia sorte
dipinge.
 
Come antico aedo
non vedo
ma canto
 
come antico vate
son cieco la mondo
che uccide 
la poesia.

 

 

*

 

 
Sulla via del cuore
 
T’ho vista,
ferma,
un cesto ricco
d’un canto
che non giunge 
all’orecchio
ma 
direttamente 
al cuore.

 

 
 
* 

 

 
Alla musa
 
Troppe volte a te ricorro
musa,
 
gli occhi pietosi
seguono il mio andare
col sorriso
perché speri, amica, 
che i canti tuoi
per me tante volte donati
svaporino
la nebbia dei miei giorni.
 
E tu vieni
in punta di piedi
tra le mani fiori
di malinconia pervinca
spargendo
perché li prenda 

per adornare la mia casa.

 

 

 

* 

 

 

 

 
Povera musa
 
Regala scintille 
sul raggio
che lo bagna
il lucido blocco di ghiaccio
sul mar di cobalto
 
ma dentro l’abisso 
nasconde
le più gigantesche sue forme.
 
Così questa povera musa
depone sul filo d’un verso
i canti della sua lira.
 
Ma dentro l’abisso 
si muovono
immaginose forme 
insospettabili 
e strane.
 
 
 
 
* 

 

 

 
Alla poesia
 
 
Vieni amica
sola con te
m’è grato
parlare
 
nei deserti di parole 
è il mondo
 
senza far rumore 
scivolano 
le ore 
di questa sera
 
entra il silenzio
e invade
la mia casa
 
ora sono solo pensiero

e ti attendo.

 

 
 
* 

 

 

Ogni apertura contiene una situazione risolutiva

 

 
* 

 

 

Dolce debolezza

 
Lascia che ti mostri lo steccato
che i confini segna.
 
Guarda s’è aperto
e più la greggia non trattiene.
 
Come duro al foco sigillo
la scorza si scioglie,
rosso liquor percorre 
e la segna.
 
È poco
e le sartie che forte 
facevano Ulisse
son distrutte
al dolcissimo eco
di Scilla.
 
Or nella nebbia 
che il cielo
tutto nasconde
il mare
culla
un vascello
c’ha abbandonato 
i suoi remi.
 
 
  
* 

 

 
Note
 
I
 
Così il bello
e il vero
vaghe immagini malianti
molli forme
come avvolti in veli
e una luce intorno che serena,
 
ma non c’è dove siamo noi.
 
Così il nostro stato,
teso in un’ansia
che tortura
perché quelle visioni stridono
tra i sassi del mondo
ove fantasmi pomposi
sonori
e forti,
opache ombre e vane,
ci confondono.
 
 
II
 
Povero strano rio
che d’una polla sola
ricco a valle va.
Ora fermati, adesso. 
Su non andare
le onde cullerò nel tuo riposo
o nel molcire d’un verso
la voce calmerò d’affanno
come fragile ala impazzita
nel riverbero d’un lume.
 
 
 
 
* 

.

 

Necessità logica e biologica del dolore

 

 

 *

 

 

 
I
 
 
È per te
cuore
questa notte.
 
La tua voce non giunge
alle case degli altri
perché le mani del buio
la nascondono tra gli alberi.
 
Ci sono parole che non conoscono
l’ululato della foresta
e ci sono silenzi più fondi 
di un suono.
 
E tu puoi contemplare
il moto che a valle scende
e il macigno che ti opprime
e riposare
nella tua rovina.
 
 
 
 
II
 
 
La mia sorte prometea
è qui al centro della vita
profondo il cuore
piena la mente.
 
La mia colpa fu 
l’aver visto Giove 
sul suo carro.
 
Ma tra le ore della vita
un giorno con più sole
d’altri giorni
il dio non volle
 
e castiga
chi osa guardare 
sull’Olimpo
le sue dee.
 
 
 
III
 
 
Quante vesti ha indossato la lotta
incontrata lungo il sentiero
ma ogni vittoria 
è stata uno straccio
buttato sul corpo
 
e una spinta
 
per piani più alti
lucenti
di tutta la forza del mondo
che porto con me
sulla vetta del cielo.
 
 
 
IV
 
 
Ho preso a sera la musa
molti colori le ho dato
nella cieca ora del giorno
che trascorre col lamento 
d’un cane solitario, 
 
e palcoscenici s’aprono
alle immagini in danza.
 
Nascosta al mondo e persa
nella corrente del fiume
ho tolto uno straccio 
alla crescita mia 
tra i sogghigni dei fantasmi.
 
Usciamo dalle notti
sempre un po’ più nuovi
e più vivi, 
avvolgiamo,
un filo di seta
per la veste della vita
che si dimena 
nuda.
 
 
 
V
 
 
È piena di sassi l’umana salita
col vuoto alle spalle
che inquieta. 
 
C’è chi discende
chi devia
chi presto s’arrende.
 
Misera resa!
 
Come il fiume errando
non perde la via
ma tende laggiù
dove arriva,
 
tu non vedi
se avanti protendi
il fondo che affonda,
 
non cadi sui sassi 
che portano a valle,
ma staggio ne fai 
per la salita.
 
 
 
VI
 
 
Ho chiuso adagio nel buio
gli occhi bagnati
di pena.
 
Le labbra son molli
di strazio
nel silenzio dell’offerta.
 
Pescano gusci a riva
gli uomini nella marea
che solo cose morte dona,
 
conoscono invece le perle
i fondi remoti del mare
le perle
che accettano
nel molle seno del murice
la legge del cosmo.
 
Così il cuore grande
una cima innalza 
e si sazia
come alla sorgente
ogni capretta
che pascola
ignara.
 
 
 
VII
 
 
C’è spazio per tutti
nelle cattedrali del silenzio
che ci attendono
sotterra
per stendere le loro radici
di secolari disegni
sulla nostra esistenza fallita.
 
Ma io non mi fermo
nei templi della notte
 
mi aspettano i riposi 
dell’isola d’oro
e il tempo non muore.
 
 
 
VIII
 
 
Solo un bimbo tende le mani
e chiede una stella
 
ma questa mano pesante
di tutte 
le membra
del mondo 
non è quella del bimbo.
 
Perché s’alza e guarda la stella?
 
Pesa la mano
ma dentro risponde 
un brillìo
a quello dell’astro lontano.
 
 

 

*

 

 
Croce di vita
 
 
Ora la vanga è giunta
alle radici dell’anima 
e vanno
germogli di pianto al cielo
vita anelante alle stagioni.
 
La linfa del cuore lava
la croce tra le zolle 
della mia terra.
 
La croce ha voce forte
e guida gli azzurri cori 
degli uomini.
La croce ha fiori di vita
solo per chi sa le sue stagioni.
 
La sua legge ho toccato con mano
perciò sono rimasta con lei
muta, 
abbracciata
al mio calvario.
 
S’alzano per me cori
dalla terra
e l’alba regala perle
di rugiada
ai miei occhi.
 
 

 

 *

 

 

 
Voci
 
 
Ascolta, 
il vento stasera 
muove le canne,
crepitano
come l’anitra sull’aia
prima che il capo metta nell’ala.
 
Glauco il mare s’increspa
e degli anfratti lo sciabordio
è un’altra nenia che riposa.
 
Voci,
voci di isola
nell’aria stanca
d’un giorno.
 
 

 

*

 

 

 
I miei anni
 
 
Ai miei anni canto
che reggono colonne 
di cristallo
al sole privilegiate, 
una vetta lontana
che il nembo geloso strazia
e chiude,
e il cielo per prima tocca
quando sulla terra discende,
un picco lassù salito
insieme a tanti
 
e sono belli nell’aria dinegata
 
anni sicuri
anni forti
e savi
 
ma troppo tardi
li ho incontrati.
 
 

 

 

 

*

 

 

 

 

 
 
Per te
 
Nel tuo regno il mio dono ho deposto
serbagli un angolino.
Niente è più dolce della tua lira
che il frigio satiro vinse.
 
Se il giorno si riempirà di suoni
non dimenticare il verso per me
ma a sera carezzalo
anche il tuo pensiero cullando.
 
L’amico della notte non è 
come quello del giorno
diventa un morbido giaciglio
e sarà devoto.
 
Altri echi danno le voci distese
sui paesaggi solitari dell’animo.

 

 

 

*

..

 

 
Forse
 
 
Forse perché ogni sera innaffi
i fiori sul balcone
e sono lunghi i discorsi della notte
e all’alba le parole diventano pesanti,
 
forse perché il giro di marmo
i tuoi occhi stanca
e i suoni della foresta
a lungo pesano
nelle orecchie
forse perché…
 
ma tu conosci
 
anche se non segui con me
a sera
il gregge stanco
e la ninfa che fa compagnia 
alla mia casa
non ti vede mai,
anche se la tua eco
non si confonde con la mia
come coro di ninfe e satiri ammaliati 
 
anche se…
 
tu conosci le mie parole
ad una 
ad una
le hai viste portare dalle lacerate forre
nei fazzoletti chiusi
la terra nera
dell’isola.
 
 

 

*

 

 

 
Lotta
 
 
Talor come Teti
seguiva forse il figlio
e come Venere Enea
io seguo
il cuore
che nel mondo
erra
e lotta
 
e nella sua vicenda
un eroe pare
un fiero Achille
con l’elmo rilucente
sopra un mare di nemici
 
o il pio figlio di Anchise
che dai lidi fenici
s’allontana.
 
 

 

*

 

 

 
Status
 
 
Or questo mio tempo
lentamente s’oblia
d’ogni altro tempo mio.
 
Ai confini del reale
scorre il Lete
ch’ogni evento terge
 
assurdi fiori costeggiano la riva
 
e io fuggo
aggrappata ad un’idea
 
pazzo cuore
nell’estate della vita
che l’aurora
nelle braccia sue bianche
culla
e pone sul primo raggio
 
come rugiada
nel mattino
sono.
 
 

 

 

 

*

 

 
Sugli sterpi ocra del deserto
 
 
Sugli sterpi ocra del deserto
canto al mare silenzioso
tra i vapori tremuli
che mille tresche
intrecciano coi raggi.
 
S’imprime sulla cera
che non s’indura
un prodigio,
dolente specchio
di gelose trame,
 
le avvolgo in panni profumati
e unguenti
 
come un cieco aedo
canto
 
poi sono erinne
invasata 
al dio.
 
 

 

 

*

 

 

 
Notte
 
 
Dai monti lentamente 
è scivolata
specchio opaco del cielo
che di stelle invano s’appunta.
 
E lei fiera nel buio
col manto di cupo velluto
ogni cosa 
annulla.
 
Oh, non sia
che la sua ombra silente
avvolga il mio cuore
che vuole 
vivere 
il sole.

 

 

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