I Canti di Adamo
Dittico con borchia di chiusura e piedistallo |
Una costruzione dell’anima, parte del
processo evolutivo dell’uomo
Dittico
.
Incontro nell’isola
I
Sulla medesima piana un vento giunse ed un suono nessuno sa perché.
Monili zefiro depose vellutato sulle corde dei cipressi come a sera la brezza tra questa foglia e quella si trastulla.
E quando il canto si strappò mendica scese sui manti di neve lunga una nenia stringendo tra i brandelli un pezzo di cuore
poi nella corsia sospesa tra cielo e terra amorosa attese,
le mani unite da un dono.
II
Via t’ha condotto dalle sponde del lago che confonde le case, via dalle mani sottili che cesellano blocchi di cera,
una danza d’argento negli occhi.
Non ti vedrò falena nel fascio di luce.
La c’è la voce dorata che racconta storie d’amore, va’ bamboletta di cristallo sull’onda innamorata issate son le vele al mio pegno per te
s’aprono le porte là. |
Borchia.
Guanciale pei tuoi occhi lucenti è il mio cuore o sera. |
Piedistallo
.
E quando “la luce fu” un respiro percorse la terra recando un duro nascosto decreto.
E venne chi ruppe quel filo, aveva occhi ed orecchi.
Un suono ed una luce lontani per lui.
Ma l’occhio vide nel ghibli gigante solo bruma dorata e l’orecchio il canto del vento sul sasso lungamente udì.
Chi succhia al di là della roccia perché spunti la foglia? Dove si può salire sul ghibli gigante coi rami che vedono il sole?
È molle la radice nella palude.
E la rosa brillò con le altre e il ragno invase il roseto l’alzalea mise fiori di fuoco e il calabrone la strusse
e venne l’oceàno indurì il suo velo la nebbia, e venne l’onda e la brina come viene l’insetto ubriaco pel fiore impazzito.
prima ch’un’altra mora li colga.
Ma s’alzano gli occhi di Adamo, intorno alla terra mille fili a cucire le labbra del cielo. Ascolta l’orecchio le note che diventano cirri e vapori di sole.
Solo l’isola porta lassù. |
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2002