I canti della vetta
Eterna fioritura |
Alla ispirazione
poetica
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Se vegetal natura sei della vagante Delo mia sei stato seme. Ma qual eolio amico su per la nettunia onda ti portò e come dispensator pietoso depose nel solco spoglio il tuo vigore? E di qual ambrosia ti nutri? Ora il fido primaveril suo spiro sparge i grani tuoi senza pula o lolla di zolla in zolla e il plorar suo ad Artemide ferace, dovuto priego di verginal candore, ti gonfia il core.
E tu sei qui e lì diventi questo e quello e sei uno e mille tutte le volte vero e uguale e pur diverso tutte le volte - mai vizzo - sempre tu ogni giorno sei rinnovellato fiore. E se pietà dilacerando e amore ad uno ad uno recido come all’Idra i tuoi germogli
di nuovo sorgi
e se anco al mio auriga chiedo aiuto di te restare io veggo quel che non muore.
Allora dico al divo Alcide inviso ad Era io dico al caparbio supplice di Delfi che sento in me: “Pur l’Olimpo è vano al tuo cimento che vuol diruto stelo al mondo disseminato degli effluvi suoi eterni”. .
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