Rima sparse nel tempo

 

Tra queste righe la voce della mia terra e quella dell'anima, la voce profonda e materna delle cose che non tornano ma che sono risonanze di latte e di miele e piedistalli di lancio.

 

 

Eventi personali

.

Dopo il terremoto del 1980

Casa mia

Uno spiazzo polveroso
breve
chiuso tra rottami.
Un cumulo di sassi,
la casa mia della giovinezza.
 
Qui l'androne, il cortile, il terrazzo,
qui la scala. 
Tutto è fuggito
dal rione che tale più non è.
Che strano! Ho sofferto
e in quello strazio t'ho ritrovata 
come allora.
 
Vedi qui sono le cose tue,
amiche, d'una volta.
La stretta cupa, tra i muri di muschio,
ove il sole non entrava,
irregolare la bianca piazzetta,
la fonte, la donnetta con la "copella"
che a sera s'intratteneva con la comarella,
la chiesa odorosa di chiuso e primavera.
Hai trovato, vecchia casa mia,
il glicine del cortile
che il fresco portava sul terrazzo
ed il profumo dei suoi fiori?
Dietro il giardino hai ancora
la vasca chiacchierina
e la casa dei pesci sotto il masso
di muschio ed erba fina,
e le ninfee, amiche dei girini?
Il pergolato è pieno di acini maturi,
la siepe di mirtilli ha molle lumachine.
Nei viali ci son fiori profumati,
l'aiuola non ha perso la sua regina.
C'è la bimba che vive tra le rose
e sogna fate e gnomi.
C'è la nonna che lunghe storie aveva
in un nero grembiulone,
a sgranocchiarle insieme alla corona.
 
Tu mi accogli tra le membra tue
ed io trovo il caldo d'una volta.
C'è la grande stanza col soffitto
alto, nero di misteri,
il camino col ceppo sempre acceso,
la panca dura, la sedia di papà.
Non è cambiata la lunga fornacella
col forno, la caldaia, il fornello.
La dispensa ricorda la mia gioia
d'un mondo tutto da inventare,
che sempre colmava la mia noia.
Ho ritrovato la soffitta misteriosa
e nei suoi canti i tesori miei.
Ho visitato anche la cantina
ed ho sentito, come allora, 
l'odore di freddo umido e di vino;
ho visto della legna il ripostiglio
l'angolo col mucchio di carbone,
gli otri di cose conservate.
Tuffando le mani nella sabbia
ho trovato ancora le castagne.
Le bottiglie verdi col pomodoro
fatte nella festa dell'estate
eran lì intatte e i bruni piatti
al soffitto appesi,
le pertiche, le spaselle
le tonde finestrelle, sempre aperte
con la rete che aveva tanti ragni.
 
Una rapida corsa tra le stanze
nel salotto chiuso a noi proibito,
mi ha ricordato quell'altra forsennata
tra le stanze tue vuote
prima del tradimento mio
quando già non eri più come una volta.
Fuggivo quel mattino nel sole che piangeva.
Tanta strada avevamo fatto insieme
e tu eri cambiata. Le membra dilaniate
mostravano i guasti del tempo e della vita
eppure eri come una cosa mia
e andavo via.
 
D'allora t'ho vista solo nei sogni miei
ma ora so che in me sei sempre stata.
Non sei tra le macerie andata via,
tu vivi nelle mie regioni
e lì tu non tradisci
non cambi
e il sapore sempre avrai
di quelle cose
che periranno
giammai.
 

 

 

 

Radici

 
Le mani dei fratelli non strinsero
le mie, perciò nel silenzio
m'avviai
e fui chiamata scontrosa.
 
Solamente 
una camera chiusa
mi consolava.
 
Presi tutti i libri
amai questo e quello
parlai con le mie cose
ebbi le mie idee.
Non mi sentivo allora
 esule né rea.
Gli amici che non avevo
sedevano troppo uguali
nei banchi della scuola
compravano caramelle
spuntavano pennini
barattavano parole.
Allora non sapevo
che il mio tempo era diverso
e che le tasche mie
non erano come tante.
Ogni giorno un chiccolino
prendevo nella corsa
senza girarmi in dietro.
 
Tutto ciò che allora feci
lo sto scontando oggi.
 
Un rivo è l'infanzia
non sa di portare a valle
il seme della sua estate.
Castoro del futuro
dighe e tane dà al domani.
 
S'immerge la mia geografia
nel profluvio
dei giorni bambini.
 

 

 

I ricordi

 
I ricordi stavano giocando
nella casa grande
liberi
senza la soffitta impolverata.
 
Li presi nel dolore
cercando i giorni bambini
in luoghi sbiaditi.
 
E là tra le cose che vissero
con forza
il passato
aspirai.
 
Erano bianchi i percorsi
preparativi di viaggi futuri
su viali pervinca
le pupille
colorate
di berillio.
 
Vagabondai tra i ricordi
e giunsi nella mia casa
aprendo i suoi cancelli.
 
Comparvero tutti insieme
e mi tenevano la mano.
 
Fortemente sentii
la voce
che raccontava le mie stagioni.
 

 

 

 

Infanzia

Balena l'infanzia
come il sole sull'acqua
è scintillio di affetti,
son guizzi di fantasmi a sera,
attesa del dono dell'aurora
che certamente verrà.
 
Tenerezza e fragilità
tra i filtri della memoria,
è voce perentoria e sottile
che trapassa negli anni,
ma anche domanda e promessa
per l'uomo carico di vita.
 
 

 

 

 

 

Episodio lontano

 
Rivedo un tempo assai lontano
ed un pulcino ancora senza penne.
Vedo un collegio assurdo
e ragazze, giovinette e bambine
ed io, sola, amica di nessuno.
 
Non c'era la mia casa e la mia mamma.
Perché eran tutti sì lontani?
Bruciava il cuore come fiamma
e la voce mandava suoni vani
in quel chiuso
in mezzo a tanto spazio.
 
Mi rivedo un giorno luminoso
nella grande città che assorbiva
il sole e me fuggiasca
ed ero ancora sola
mentre tutto intorno a me
pian piano se ne andava.
 
Ero sperduta in mezzo alla gente
con i palazzi in alto
fumosa barriera alla mente.
Parean giganti messi in gran carriera
contro di me e quella decisione
che poi sarà chiamata ribellione.
 
 

 

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