Fiaba

 

Bruna

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C’era una maga di nome Zota che aveva avuto una missione più difficile delle precedenti. Questa volta era proprio il suo regno il mondo delle cose-che-non-devono-cambiare, ad essere in pericolo e la minaccia veniva dal regno-delle-novità che di recente si era stabilito tra gli uomini che da un po’ di tempo erano stati presi dalla febbre del cambiamento. Zota non si nascondeva la difficoltà dati i tempi e i nemici sempre più agguerriti. - Oggi ogni patrimonio viene facilmente inquinato dalle cose nuove - si diceva con preoccupazione dalle sue parti. E Zota contro questo pericolo portava in una piccola borsa il rimedio avuto in consegna insieme a molte raccomandazioni.
Si impegnò più delle altre volte alla ricerca di un luogo adatto, finalmente trovò un paesino adagiato in una valle appartata dove i semi che custodiva nella borsa avrebbero potuto fruttificare. - Attenta che non sia troppo lontano da strade e porti che facilmente conducono per le vie del mondo - aveva raccomandato la regina delle maghe. E Zota era convinta che quel posto possedeva proprio le caratteristiche richieste.
Restava ora il problema di trovare la persona adatta a cui affidare un compito così importante. Anche per questa ricerca aveva avuto molti consigli. Tenendoli bene a mente la maga cominciò ad agitarsi nelle menti degli abitanti del paese scartando persino quelle che avevano una sola piccola disposizione al cambiamento come avevano detto le sue colleghe. Cerca di qua, cerca di là, proprio quando stava per perdere ogni speranza s’imbattè in un cervello che le sembrò facesse al suo caso. Apparteneva ad una ragazza che non si era mai allontanata dalle quattro case arrampicate su un costone roccioso di quella valle. Dopo accurati tentativi ebbe la certezza che la ragazza fosse lo specchio fedele di quel borgo che da secoli aveva le medesime forme. Infatti per quanto facesse non riuscì a convincerla che il mondo avrebbe potuto cambiare di un solo granellino. Volle per sicurezza fare un ultimo controllo: la fanciulla usava il cervello proprio come dicevano le istruzioni delle maghe. Tutto quello che pensava e faceva Bruna, questo era il nome della fanciulla, era stato esattamente pensato e fatto dalla madre e dalla nonna e da tutte e le madri e le nonne del borgo ; ed era in sintonia con quanto insegnava un vecchio saggio che abitava solo e dimenticato in una grotta aperta nella viva pietra in cima alla montagna. La ragazza in più era convinta che chi usciva dai binari della tradizione aveva il potere degli spiriti maligni di diffondere il male e che perciò costoro dovevano essere abbattuti e isolati.
Anche la regina aveva detto : - Bisogna fermare le persone che tra gli uomini abbandonano le cose che sono state sempre fatte, che vogliono rinnovare le vecchie usanze e cambiare il mondo - . E tutte le maghe avevano ripetuto in coro : - Non bisogna rinnovare le vecchie usanze - . 
- Fino a quando il mondo è stato nelle mani degli uomini tutto era sotto il controllo delle nostre responsabili - avevano ricordato le più anziane, - ma da quando le donne si son messe i grilli per la testa - avevano concluso sconsolate.
Zota ora ritornava a casa contenta di poter assicurare alle sue compagne che la missione era stata affidata ad una donna fedele alla tradizione e dura come le rocce della montagna da essere quasi quasi degna di entrare a far parte del loro regno. Quando fu ricevuta a corte la regina, dopo averla ascoltata attentamente, le raccomandò di seguire personalmente la missione, un po’ stizzita di dover ricorrere ad un umano per salvare il suo regno.
- Le ho messo addosso un velo bianco che le impedirà di sbagliare - rassicurò Zota prima di uscire dalla sala del trono.
 
Nello stesso momento Bruna entrava in casa.
- Madama s’è interessata alla tua malattia ma per curarti devi andare da lei - disse la madre riferendosi ad una straniera che aveva sposato un signorotto del luogo.
- Non mi piace quella donna venuta da lontano - aggiunse Bruna che non approvava tutte le novità che costei aveva portato con sé. - E poi la malattia come è venuta così se ne andrà - aggiunse convinta che l’uomo non può cambiare le cose.
- La straniera dice che si può guarire - .
- Vuole usare su di me i suoi malefici come ha cominciato con te - .
Il colloquio tra Bruna e la madre durò per un poco su questo tono fino a che la ragazza decise di accontentarla con l’intento di scoprire le magie della signora. Si diceva infatti in paese che la donna usasse le sue arti per soggiogare gli uomini e che da lei dipendevano quelli che avevano in mano le sorti del paese. Anche di questo si parlò tra le due donne. Alla fine la madre di Bruna dovette convenire che qualcosa di magico c’era in madama specie quando parlava, ma come tutte le madri in cuor suo sperò che la signora usasse le sue magie per togliere di dosso alla figlia quella brutta malattia.
Zota dal suo regno si congratulò con se stessa ma decise di badare a quella madre.
Il soggiorno presso la straniera confermò in Bruna il giudizio sulla donna che era riuscita, per quanto la giovinetta facesse, a non farsi scoprire. Per questo motivo la fanciulla tornando a casa era stizzita e convinta che le arti magiche usate dalla donna dovevano essere veramente diaboliche tanto erano invisibili.
- Non ho mai visto cose del genere. È diavoleria ! - . disse la sera accanto al fuoco e raccontò di strani convegni e di plichi che partivano ed arrivavano.
- C’è tanta gente che frequenta la straniera - osservava la madre.
- Usa parole incomprensibili con loro, persino con le persone di famiglia - ribatté la giovane. - Sono parole di magia - aggiunse convinta. E descrisse strane pietanze con ingredienti venuti da lontano. - Servono a togliere la volontà - concluse raccontando come aveva fatto per non cadere nella trappola di quei cibi.
A letto, dopo aver spento la luce, Bruno pensò a lungo ai figli della strega che sarebbero stati come lei e poi i figli dei figli dei figli, e il mondo sarebbe andato in rovina.
Zota dal suo regno vegliava nella mente di Bruna.
Nei giorni seguenti il pensiero dei figli di madama non lasciò Bruna che si lambiccava il cervello di come introdursi nei discorsi di quei ragazzi. - Non sanno le cose che devono sapere i ragazzi - commentava ad alta voce mentre con la madre lavorava di cucito e le diceva di strani racconti tanto che anche la donna cominciò a pensare che dopo tutto costei aveva conosciuto il mondo e a sperare che conoscesse anche il modo di guarire Bruna. Fu così che la donna si trovò a pensare ai paesi lontani. Anche suo marito era stato in quei paesi e quando era tornato li aveva raccontati solo in qualche breve paragone o in minuti episodi. Sembrava che quei luoghi non fossero esistiti. Cosa poteva raccontare la straniera?
Anche i pensieri di Bruna andavano ai racconti della straniera e alle storie della madre e delle donne dinanzi all’uscio di casa quando prendevano il fresco la sera, storie povere che si ritrovavano sempre con un proverbio a conferma della loro validità. La straniera non diceva mai proverbi, perciò Bruna concluse che nel paese della straniera non si facevano cose che potevano entrare nei proverbi. Un paese senza proverbi ! Aveva dinanzi agli occhi ben vivi i luoghi disegnati dai racconti di madama dove da giovinetta aveva vissuto accanto al padre che seguiva gli eserciti di sua maestà. Ma poi si ritraeva sgomenta ad un pensiero sacrilego che esprimeva ad alta voce interrompendo il ricamo : - Una giovinetta che segue il padre in mezzo ai soldati ! - convinta che le donne dovessero stare in casa. Così anche la madre veniva a conoscere la vita che madama aveva vissuto prima di giungere tra loro ed anch’essa ne rimaneva sgomenta pensando al suo uomo che era andato lontano ma lei era rimasta ad attenderlo mentre badava ai figli.
- Madama racconta di fate e di maghi che fanno e disfano incantesimi - continuava Bruna riferendosi questa volta a ciò che la donna raccontava ai figli - ed è come se avesse preso parte anche lei a quelle storie - . E la madre in silenzio si aggrappava alla speranza che la maga straniera potesse guarire la figlia. - È una strega che ha deciso di sconvolgere il mondo - concludeva in sé Bruna interpretando il silenzio della madre come una conferma alla sua convinzione. Perciò quando la madre morì di una malattia tenuta a lei nascosta e che invece la straniera conosceva, Bruna non ebbe più dubbi sulle malefiche arti della signora.
Zota quella notte andò nella casa di Bruna per evitare che nel dolore la ragazza potesse togliersi il velo. Da quel giorno Bruna, che era rimasta sola ad accudire la casa, odiò tanto la signora che il velo bianco si stampò sul suo viso.
Non aveva però fatto i conti con Taddeo, il fratello che dopo il lutto volle partire per realizzare una promessa fatta alla madre sul letto di morte. Bruna fu contrariata perché vedeva che in questa decisione c’erano ancora le arti della signora ed ebbe una conferma quando vide che anche i figli della signora partirono.
Dopo qualche tempo giunse a Bruna, in un giorno di primavera portata da un cavaliere di passaggio, una brutta notizia che non avrebbe mai voluto ascoltare. Costui infatti le parlò di Taddeo e di Nora, la figlia della straniera depositaria delle arti magiche della madre. Allora Bruna si vestì da pellegrino ed andò in cerca del fratello. Lo trovò completamente soggiogato dalla giovane. 
La ragazza allora corse dal vecchio della montagna di pietra che gli dette tre polverine. La prima avrebbe allontanato Taddeo da Nora, la seconda gli avrebbe dato il desiderio di non partire, la terza avrebbe confermato il giovane in questa decisione. Quando con l’aiuto di Zota, che da quando le cose erano cambiate aveva preso stabile dimora presso Bruna, Taddeo giunse in paese, bevve le prime due polverine, ma solo una fece effetto. Infatti il giovane rinunziò a partire ma sposò Nora che nel paese aveva iniziato a fare le medesime cose che aveva fatto la madre e questa volta con l’aiuto del fratello.
Bruna non si dette pace ritornò dal vecchio che le disse di pazientare e le dette delle gocce da versare nel vino del giovane. Avrebbe dovuto per ora conservare la terza polverina in attesa che le gocce facessero l’effetto desiderato. Fu così che Bruna si stabilì a casa del fratello ed ogni sera versava qualcosa nel vino e ogni giorno vegliava su lui e sui suoi figli. E fu così che Zota divenne l’ombra di Bruna visto che era partita per l’ultima volta dal regno delle cose-che-non-devono-cambiare con l’ordine inderogabile di far fruttificare almeno un seme e fu così che le sue arti si concentrarono per prima sulla vecchia straniera. Tanto disse e tanto fece che la madama, che non era mai stata una maga, partì per un paese lontano dove finì i suoi giorni.
Intanto dopo molte gocce nel vino finalmente si ottenne l’effetto Taddeo lasciò Nora e ritornò alla casa sul borgo della montagna di pietra. Solo allora Bruna dette al fratello la terza polverina e Zota ritornò trionfante nel suo regno.
Ma la polverina nel frattempo s’era ammuffita e il vecchio della grotta era morto. Avvenne allora che Taddeo conobbe Lena, la maga del regno delle cose-che-devono-cambiare. Bisogna sapere che da quando questo regno aveva visto la luce si era naturalmente stabilito di fronte a quello di Zota e che naturalmente aveva tra i suoi piani la distruzione del regno nemico. Visto che le cose andavano per le lunghe era scesa in campo proprio Lena che non ci mise molto a mettere Taddeo sotto il suo controllo.
È inutile dire che questo fatto fu un duro colpo per Bruna che non ebbe più il coraggio di uscire di casa ed è inutile dire che Zota fu condannata alla pena capitale mentre le maghe si trasferirono altrove.
Fu a questo punto che a Bruna cadde il velo che le faceva bianco il viso ed ella potette vedere. Vide i pericoli del regno di Zota e quelli del regno di Lena.
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Due forze sono nemici del mondo
due contrastanti atteggiamenti
chi tien tutto fermo va a fondo
e pure chi ama i cambiamenti.
Il mondo invece si fa avanzare
se il passato si può rinnovare.
 
Si vide con la pelle raggrinzita, si sentì senza forze mentre un forte temporale si abbatteva sulla sua casa fino all’urlo terribile di un tuono ed al risucchio d’aria della tempesta che la portava lontano. Allora desiderò che i suoi nipoti, i figli di Nora, fossero come la loro madre e a loro nonna.

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