Fiaba
La maga della
notte
C’era una volta una principessa di nome Gama che, stanca della vita di corte, chiese al padre la santa benedizione, vestì gli abiti di una contadina e se ne andò per il mondo in cerca di fortuna. Girò e girò, ma da ogni paese ripartiva dopo solo poco tempo. Un giorno durante una tempesta si perdette in un folto bosco. Errò di qua, errò di là fino a che trovò riparo nella casa di un boscaiolo che le disse solo poche parole e per quella notte la mandò a dormire su un giaciglio sotto il tetto. Il giorno dopo come ricompensa Gama si offrì di rigovernare la casa. Il boscaiolo andò a tagliare la legna nel bosco. La notte seguente la fanciulla si svegliò di soprassalto atterrita da strazianti ululati. Dal lucernaio sotto il tetto non vista vide il boscaiolo contorcersi in preda a terribili spasimi. Un raggio di luce le mostrò un viso di bestia su un corpo villoso. Il terrore la immobilizzò agli assi del pavimento perciò poco dopo potette vedere dai rovi sbucare una brutta megera; vide il boscaiolo giacere ai piedi di lei e vide la strega spargere una polvere sulle membra tremanti. L’uomo si calmò. Il giorno dopo Gama mise in ordine, preparò il cibo, aspettò a sera il ritorno del boscaiolo infelice. La notte dal suo abbaino assistette alla medesima scena e il giorno dopo restò ancora a mettere in ordine la casa e a preparare la cena, e il boscaiolo andò a tagliare la legna. Così altre notti e altri giorni. L’uomo scambiava con Gama solo poche normali parole a sera durante la cena, la ragazza invece di lui non si lasciava sfuggire neanche un batter di ciglia. Così a poco a poco riuscì a capire tante cose e presero corpo anche tanti oggetti nella povera casa che lei ogni giorno metteva in ordine e nel cuore cominciò a desiderare di aiutare il boscaiolo infelice. Un giorno raccolse in un cespuglio una capinera ferita, la curò e l’uccello lasciandola le disse: - Per ricompensa posso darti solo una cosa - . E Gama: - Voglio poter aiutare il boscaiolo infelice - . - Devi distruggere il potere della strega che tiene prigioniero il tuo boscaiolo e tanti altri sparsi nel grande bosco - . - Come posso fare? - . - Lo sa solo il mago Zatù nel suo castello di vetro sul picco più alto di un monte - . Ed ella si mise in cammino alla ricerca del monte e del mago. Cammina, cammina...
... passa mari, passa monti, passa laghi, fiumi e ponti, passa il verno e l’estate ma nessuno sa del vate.
Un giorno mentre attraversava stremata un campo polveroso senza più ormai speranza, sentì una voce che le diceva di andare avanti. Era la capinera riconoscente. Nonostante i piedi sanguinanti Gama strinse i denti e proseguì. Ed ecco all’orizzonte una catena di monti e tra i picchi uno più alto di tutti su cui riluceva qualcosa. Corse, corse in quella direzione con gli occhi intenti al picco rilucente e apparvero le torri, poi i bastioni del castello del mago Zatù. Nulla le parve l’impervia salita, i sassi che rotolando la facevano cadere, la roccia viva, le spine, la sete, la fame. Salì, salì col fiato in gola, giorno dopo giorno, finché si trovò ai piedi del castello. Le guardie si meravigliarono perché lì non arrivava mai nessuno. Il vecchio l’ascoltò e quella notte le mostrò ciò che avviene nei luoghi nascosti del mondo e del cuore degli uomini, vide nel cuore del suo boscaiolo e ancora più desiderò di liberarlo. - Vuoi ancora combattere contro la strega? - chiese il vecchio. - Si lo voglio! - disse Gama convinta. - Devi toglierle tre cose: la clessidra che porta al collo e le toglierai la forza del ritorno, il mantello che l’avvolge e le andrà giù la maschera, infine la polvere in cui è il suo potere malefico e con essa la forza dell’obbedienza. Dovrai farlo in una notte completamente buia - . - Sarà un’impresa difficile - concluse dopo una pausa di silenzio il vecchio che aveva visto tanti tentativi falliti. - Ma non impossibile - aggiunse Game che aveva fretta di mettersi sulla strada del ritorno. Il vecchio le dette un po’ d’unguento e un paio di forbici per usarli in caso di vittoria sulla strega. Gama fece la via del ritorno tutta d’un fiato. Trovò la casa nel completo abbandono, il boscaiolo le sembrò ancora più triste. Mise in ordine, cucinò, l’uomo andò a tagliare la legna nel bosco. Quando giunse la notte senza luna invece di andare a dormire sul giaciglio sotto il tetto Gama si nascose tra i cespugli. Vide il boscaiolo col viso di bestia e il corpo villoso, attese la maga col cuore in gola e quando giunse le si parò dinanzi. La lotta fu furibonda. Più volte la fanciulla stette per afferrare la clessidra, ma la strega usava i suoi incantesimi. Il boscaiolo urlava. Finalmente la clessidra cadde e si frantumò sui sassi. La strega fuggì con un ululato. Il boscaiolo si dibatteva in preda ai suoi dolori. Gama lo trascinò nella casa, lo adagiò su un giaciglio e sparse l’unguento sul corpo villoso. L’uomo si calmò, ma restava una bestia. Gama gli parlò dolcemente, l’uomo sembrò addormentarsi. La sera seguente la fanciulla tolse il mantello alla strega che apparve col suo orrendo corpo. La terza sera la brutta megera tornò alla carica più agguerrita che mai in compagnia di altre streghe. Gama non ebbe paura, lottò e lottò e quando le forze le mancarono sentì una lena irresistibile venirle di dentro. La polvere si sparse al vento. Senza potere le streghe fuggirono sibilando. Gama corse in casa. Il boscaiolo era immobile sul suo giaciglio. La fanciulla prese le forbici e cominciò a tagliare la pelle villosa, ma gradatamente che ne strappava i pezzi le forbici divenivano sempre più ardenti. Gama tenne duro. Non sentiva il dolore alle mani bruciate mentre vedeva che finalmente l’uomo si liberava dal vello. Strinse i denti e tagliò fino all’ultimo brandello, poi cadde a terra. Quando si riebbe stentò a riconoscere il boscaiolo che le sorrideva misteriosamente, solo allora desiderò ritornare alla reggia dove visse felice accanto al principe che aveva liberato da un terribile incantesimo. . |
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