Fiaba
Il paese che ritornò felice
C’era una volta un paese, uno dei tanti che sono sulla faccia della terra, in cui abitava una maga che era riuscita a soggiogare con le sue arti gli abitanti. Ogni giorno nel bosco entrava una persona. Gli anziani ricordavano i bei tempi quando erano liberi da quel maleficio. Allora tutto procedeva per la sua via. Chi girava a destra era perché così aveva deciso, chi girava a sinistra solo lui l’aveva voluto. E ancora ricordavano che il borgomastro non aveva problemi che non fossero quelli normali della guida di un paese. Tutto scorreva insomma nella più assoluta normalità. Gli uccelli facevano il nido sugli alberi e le farfalle volavano sui fiori. Quelli meno anziani ricordavano che quando giunse la maga aveva le sembianze di una persona come le altre. Faceva le sue cose, andava per la sua via, anzi si dimostrò in questo così solerte che le fu concessa la cittadinanza onoraria. Nessuno ricordava come avesse cominciato ad usare le sue arti. Tutti però ricordavano che un ben giorno il vecchio borgomastro partì per andare a morire in un paese da cui tanti anni addietro era venuto. Tutti quelli che si succedettero dopo di lui non ebbero vita duratura. Chi per un motivo chi per un altro ognuno in un giorno preciso faceva le valigie e partiva. Ci fu pure uno che era ritornato e che fu colpito da un dolore al fianco così forte da essere costretto a lasciare di corsa il suo posto. Un giorno arrivò un mago vestito da borgomastro che disse: - Da oggi seguirete i miei odini - . In verità ordini costui non ne dava anzi sembrava che stesse a fare le cose normali che fanno tutti i borgomastri. Aveva però accanto la maga. Bisogna sapere che costei aveva una scatolina che portava sempre con sé. Ogni giorno, nell’ufficio del borgomastro l’apriva e ne estraeva uno specchio grande quanto un uovo di gallina. All’inizio tutto filò liscio e gli abitanti lodarono il nuovo borgomastro soprattutto perché la maga smise di andare nel bosco. La vita del paese prese a scorrere come sempre, furono risolti molti problemi tra cui l’antica sudditanza al falco Quap al quale ogni anno quella comunità doveva consegnare una fanciulla che veniva condotta di grotta in grotta delle molte che esistevano nella zona e poi gettata nel dirupo più profondo dove della povera ragazza no si trovavano neanche le ossa. Alla notizia che il falco era emigrato in un paese più roccioso, i sospiri di sollievo furono così forti da provocare una tempesta di vento che strappò tutte le foglie del bosco. Non avendo più difesa gli animali fuggirono, solo uno scoiattolo, che aveva la tana tra le radici di un secolare abete non seguì gli altri anzi scese in paese per veder chi aveva causato tutto quel pandemonio. Quando seppe della fuga del falco, lo scoiattolo, che in passato aveva rinunziato ad andare in paese proprio per le prepotenze di quell’animale, decise di trasferirsi nel tronco della quercia che sorgeva al centro della piazza del paese. In cambio s’impegnò di controllare tutte le vie di accesso e di avvisare quando si fossero avuti pericoli in vista. Il patto fu stipulato alla fine dell’estate proprio dinanzi alla nuova dimora. Anche di questo patto tutti furono contenti e si avvidero che in realtà ogni cosa si decideva nell’ufficio del borgomastro dopo l’apertura della scatola della maga. Il paese era scivolato nella completa sudditanza ai due maghi sotto il controllo dello scoiattolo. La cosa sarebbe durata chissà quanto se non fosse apparso sulla scena Oma, una ragazza che abitava nella parte più bassa del paese da un tempo immemorabile. Nessuno si meravigliava che non invecchiasse come succede a tutti quelli che vivono molti anni, né alcuno le aveva mai chiesto l’età come non si chiedeva, perché avesse rinunciato alle richieste di matrimonio che l’avrebbero costretta a lasciare il paese. E mai nessuno si era interessato a ciò che la ragazza facesse per cui ella aveva preso a fare le cose senza mai chiedere pareri. Bisogna sapere che Oma aveva avuto in dono dalla vecchia nutrice prima di morire una lucerna che non aveva mai usato presa com’era dalla cura del vecchio genitore : Quando costui morì e lei restò sola per vederci meglio, nelle lunghe sere invernali, cominciò ad accendere la lucerna così successe che cominciò a vedere tutto quello che avveniva nei cuori delle persone tristi. Non passò molto tempo che Oma conobbe tutti i cuori degli uomini del suo paese e conobbe le trame che determinavano quella tristezza. Ed avvenne che proprio perché aveva molto tempo a disposizione la ragazza prese a costruire una scatola più grande di quella della maga con una specchio quanto un uovo di cormorano. Si sa che questi uccelli volano in alto perciò nello specchio di Oma apparivano le trame degli uomini ancora più grandi di quelle che la maga riusciva a vedere nel suo specchio grande quanto un uovo di gallina.
. Passa oggi, passa domani della gente Oma impara i sentieri ben sottani vede che la vita è amara ogni giorno fin dalle fasce con inganni pene ed ambasce che ognuno dentro il cuore tiene chiusi con amore.
Fu così che la ragazza si fece ancora più triste e divenne ancora più sola. E avvenne che nessuno le chiese le ragioni di quella tristezza, nessuno perciò si avvide che Oma di notte incontrava satiri e folletti: a chi dava ordini, a chi faceva una raccomandazione. E nessuno s’accorse che la vita del paese cambiava: ogni giorno le persone diventavano più serene e più buone. Quando poi i cambiamenti furono tanto grandi che i due maghi furono costretti a cambiare paese, nessuno potette attribuire ciò all’opera di una innocua ragazza sola e dimenticata.
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