Fiabe 

 

 

La principessa triste

 

 

 
C’era una volta una principessa infelice che amava un giovane che mai sarebbe stato suo sposo.
- I cuori di sangue reale sono saldi come i bastioni dei loro castelli, sono fatti per i manti regali - pensava il figlio del giardiniere di corte che si sentiva però lusingato di essere amato da una principessa.
- I cuori di sangue reale sono come tutti gli altri - pensava la figlia del re che sotto le spoglie del giardiniere aveva scoperto la medesima delicatezza dei fiori che il giovane curava nel parco della reggia.
E mentre la fanciulla scopriva i segreti di ogni erba e di ogni fiore, lui scopriva in lei una grazia diversa da quella che la corte prescrive per i reali. Quei giardini non furono mai cornice più indulgente né i fiori ebbero linguaggio più delicato. Nonostante ciò il giovane sentiva la principessa parte di un mondo a lui estraneo.
- Ella ama me come le cose di cui è circondata. Così son fatte le principesse - pensava andando a vivere la vita degli uomini normali.
La fanciulla invece diveniva sempre più triste perché non tutte le figlie di re nascono sotto una buona stella. Mise da parte giochi e diletti, né valsero le feste che la regina dava per farla sorridere o i più famosi saltimbanchi del regno. Dal verone del castello, ove più chiaro si coglie nel cielo l’andare del tempo, ella osservava tra le aiuole, il suo giardiniere, lo seguiva poi tra le vie del paese.
Fu così che lo vide con lei, e poi lo vide andare ogni sera nella casa della sua sposa. E volle vedere. Indossò le vesti di una fioraia e bussò alla porta dei due sposi. Vide la loro felicità e capì ch’era giusto così. Disdegnò allora l’aiuto delle maghe che pure frequentavano la sua reggia e chiuse nel cuore quel suo gioiello accarezzando solamente un desiderio, puro come un diamante.
Quando morirono il re e la regina ella rinunziò al regno e si ritirò nella torre più alta del castello da cui scendeva solo per curare i fiori del giardino. Ben presto quel parco fu adorno di piante e di fiori che creavano un’armonia straordinaria di forme e di colori, e fu impreziosito d’incroci rari dalle fogge più varie.
Ognuno ammirava e ognuno si meravigliava, né gli esperti più famosi riuscirono a scoprire il segreto di quei fiori. Si fece un gran dire e un gran parlare ma nessuno si avvide che negli appartamenti della principessa infelice in cima alla torre a sera brillava una luce diversa da quelle che illuminavano le stanze del castello anche nei giorni di festa, né alcuno si preoccupò della principessa sola e triste.
 
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Passa un giorno, passa un anno
va la vita nel castello
dei reali tutti sano
ogni cosa, il brutto e il bello,
della triste principessa
di parlare ognuno cessa.
 
 
Una sera di bufera, di quelle in cui le nuvole scendono fino al suolo e il vento strapazza financo i luoghi più riposti della terra, ripararono sul verone della torre più alta del castello due aquile sorprese dalla tempesta più forte delle loro ali. La principessa aprì il balcone e i rapaci le videro nel petto brillare qualcosa: un cuore di puro diamante.
Le aquile, che erano due fate in giro per il mondo alla ricerca di oggetti preziosi per adornare il loro regno, stimarono quel gioiello degno di occupare un posto d’onore nella dimora della fata regina, ma per quanto facessero non riuscirono a staccarlo dal petto della fanciulla.
Si sa che le fate non si arrendono tanto facilmente e si sa che esse riescono a saper tutto, infatti non fu loro difficile scoprire come fare per impossessarsi del cuore della principessa.
Sarebbe bastato esaudire un desiderio puro come il diamante.
- Le parole portano in giro i pensieri della gente, giammai quelle vuole la vostra principessa - disse la maga-che-sa-tutto. - Badate però a non usare alcuna magia - , aggiunse dopo un po’ pensando che non sempre convengono ai mortali le arti fatate.
La fata regina allora sguinzagliò per tutti gli angoli della terra le fate più brave alla ricerca del giardiniere. Gira di qua, gira di là: l’uomo s’era perduto tra la gente del mondo.
Un giorno nel regno delle fate si presentò un mercante con dei fiori di straordinaria bellezza. Le fate non avevano visto l’eguale.
- Sono quelli che coltiva la principessa dal cuore di diamante - dissero le due fate che durante la permanenza alla reggia avevano ammirato i fiori del giardino reale. Il mercante giurò e stragiurò che quelli non erano i fiori della principessa. Le fate allora si fecero condurre da chi aveva coltivato quei fiori.
- I vostri fiori somigliano a quelli del giardino della principessa dal cuore di diamante - e raccontarono la storia della principessa triste e del suo giardino meraviglioso.
- Sono io quel giardiniere - disse l’uomo. - Portatemi da lei - aggiunse, desiderando di vedere la fanciulla che non aveva dimenticato.
Quando le fate lo condussero alla torre del castello e furono pronunciate le giuste parole, appena un fruscio come un lieve sospiro indicò che il diamante si era staccato dal petto della fanciulla e che ella non soffriva più.

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