I
canti della vetta
O tu, che m’attendi
All’unica amica che silenziosa ci segue e che ci aprirà
l’ultima porta.
"Decisi dunque di prenderla
in casa con me, sapendo che m’avrebbe comunicato i suoi beni, e dette parole di
consolazione nei pensieri e negli affanni" (Sapienza 8,9).
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Non tu impietosa complice del mio tempo breve m’hai presa ma a te che m’attendi non lontana e non invisa il cero e la rosa ho affidato.
Reggi la luce pudica sulla riva petrosa dove sostano gli ultimi cormorani. La penombra conforta, tanto s’affina le pelle sulla spola del tempo, e il silenzio che culla lunghe placide ore. Non vacilla la fiamma ma in danza lieve mille veli rannicchia sulle labbra che balbettano il suo sillabario
pianamente va il pianto in rivoli lunghi al mare di perfetto celeste
ed è amore
il cor si fa cheto intanto ma inappagato è il pensiero.
Non ravviso il progetto nel palinsesto della memoria, vedo solo una traccia come il profilo dei monti nei densi vapori prima del sorriso di aurora eppure ancora vi pongo i miei tratti ancora intingo la penna negli antichi colori del tuo vasto sapere e attendo che si sveli il disegno mio spoglio ricavo nell’unico bagaglio alla stazione.
Ho con me solamente poche righe di luce nel buio c’hanno scolpito le arcate del tempio e l’altare per il cero e la rosa
c’è una fonte e c’è un lungo placido rivo che giunge là dove tu sei non lontana e non invisa che m’ami e scruti i vagoni.
Là mi vedrai
avrò tra le mani la rosa di cangiante cristallo ed un moccolo spento.
Chissà su qual isola hai preparato l’incontro chissà se ci saranno sul lido pietre bianche con il mio nome.
O tu, che m’attendi fa’ che sia la mia gemma un’incorruttibile via che dalla terra va sino al cielo. .
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II
A te ultima dea
……
Ad un
sicuro abbraccio
Sempre nel mio respiro t’ho eterna ancella che d’ogni vita l’ultimo tocco in te rinchiudi e in un bacio dilegui gli affanni.
Pur attesa ed invocata d’amaro rimpianto per i delusi giorni miei il cor mi stringe.
Solo il respiro dell’isola solleva quest’ambascia
e allor t’imploro e chiedo che teco conduca i fiori suoi,
vivranno là là dove non c’è lo spasimo dell’ora.
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