Cristianesimo della prassi
Pagine di Mauro Codazzo
CAMBIARE
... L'uomo nuovo ...
25 luglio 2015. L'uomo nuovo è quello che arriva a
rifiutare, con tutte le sue forze, la logica della competizione... c'è un
unicum nefasto che si articola in: competizione, tornaconto, profitto,
rapina, guerra... qui, in questo unicum, scompare
ogni riconoscimento dell'altro come "nostro insostituibile
fratello", cioè come nostro dolcissimo dono e aiuto che ci sostiene
nelle immancabili tormente della vita... ... accade invece che si instaura,
nel pensiero unico che va per la maggiore, tanto nei ristretti circoli
finanziari, quanto nelle periferie esistenziali, quella realtà perversa che
fa sentire l'altro come nemico, minaccia... come colui cioè che attenta al
nostro status e che quindi necessita di essere regolato e controllato dalle
posizioni di forza che abbiamo conseguito, sia personalmente che come
corporazione... l'uomo vecchio è quello che ha paura: paura della morte e
paura del proprio simile e risponde a questo terrore rifugiandosi nel
momentaneo conforto della "roba" rapinata: pensa cioè che più si
possiede e più si è salvi dal dolore che tutto permea... tale uomo, che va
per la maggiore, evidentemente si auto inganna e quotidianamente fa
esperienza del suo inferno fatto di sconfitte ed incapacità a pensare vie
altre... maledice e si dispera nel continuo rovello di una continua
estenuante insoddisfazione... l'uomo nuovo invece è quello che vive
nell'abbondanza... sa che tutto abbonda: abbonda la vita e abbonda il
cielo... per cui anche il pane dovrebbe abbondare, se non ci fosse la
continua rapina dei pavidi che accumulano... l'uomo nuovo ripudia quindi
l'insensatezza della competizione... non produce armi e non genera
conflitti... tanto meno erige muri e srotola fili spinati... lui, il
riconoscente, prova gioia nel cooperare e condividere... insomma, in una
parola... è comunista... di natura! |
Rivoluzione
La
parola "rivoluzione" deve essere tolta dal fondo di quei cassetti
che non apriamo più, va disseppellita cioè dalla nostra corta memoria. ...
proprio come l'ascia di guerra... a cui va unito il nostro personale
specifico soggettivo grido di battaglia. Grido di battaglia, si... la rivoluzione infatti torna prepotente di
attualità, come bisogno inestinguibile, personale e comunitario. Oggi, al
cospetto del fallimento nauseabondo dei poteri costituiti e delle monotone
ritualità dei tanti racconti menzogneri ed
asfissianti, che quotidianamente si alzano dai soliti pulpiti... noi diamo
spazio ai desideri del nostro cuore... quei desideri capaci di scardinare
ogni monolite che si atteggia ad inamovibile e imperituro... La rivoluzione
la fanno i felici e i disperati... la fanno coloro che non hanno età, gli
incazzati e i sorridenti... non è infatti nelle corde di coloro che hanno
trovato sicurezze ed equilibri qui, appagati nel tempo della precarietà
esistenziale e della bomba sempre pronta e disponibile lungo ogni muro di
confine. ... La rivoluzione è il canto della buona volontà. ... il resto. ...
statemi a sentire. ... il
resto sono solo sabbie mobili... che per quanto ti aggrappi. ... inghiottono ogni alito di vita! |
Bellezza da costruire
23 giugno. ...dopo una lunga
di lavoro...vado a riposare, Saramago diceva che il
comunismo è uno stato dello spirito... ecco, io mi professo comunista, assemblearista, collettivista, statalista, pacifista
nonviolento (comunismo e nonviolenza non sono in antitesi, è chiaro...) ... c'è
una agenda nuova da mettere in piedi: farla finita col terzo settore,
cooperative, associazioni benefiche.... qui a Roma da la Cascina alla S. Egidio
che sforna centinaia di pasti al giorno, alle cooperative sociali rosse,
rosa, verdi, gialle... tutti attingono ai soldi pubblici... e qui avvengono i
magheggi, gli intrallazzi, gli orticelli personali,
le consorterie, le filiere di potere, i voti di scambio... monnezza insomma per la nostra democrazia.... pubblico, tutto
dev'essere pubblico, tutti dobbiamo concorrere affinchè il pubblico funzioni al meglio, destinandovi
risorse, passione, energie talenti... serve una mensa? provvede
il pubblico... si assume e si offre il servizio... serve un ospedale, una
scuola? perfetto.... perchè
dare i soldi ad un privato che in primis pensa al suo guadagno? .... la storia dei 30 milioni (sempre soldi pubblici) destinati
al Bambin Gesù e poi dal cardinale dirottati all'
IDI è paradigmatica... pubblico ragazzi, sempre più pubblico.... chi vuole
fare iniziativa privata, liberissimo, ne ha piena facoltà, ma non con i soldi
pubblici.... comunismo... uno stato dello spirito... una igiene sociale, una
necessità, una urgenza... una bellezza da costruire! |
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