Racconti
Come una piccola arca
Mio Dio, com'era basso il soffitto di legno della
stanza! Le mura imbiancate di un giallo rossiccio
divenuto col tempo smorto davano un senso di pena, né
l'arredamento - una cristalliera con le mensole scoperte, un lungo tavolo
quadrato - migliorava la situazione. Mi parve di non essere sola, ma solo quando volli
accertarmene vidi delle persone. Erano infermieri o medici, non capivo bene
visto che tutti indossavano camici verdi. C'erano anche dei malati che io però
non vedevo. Ciò che vidi, e mi parvero enormi, furono le maschere che invece
di coprire le bocche di quelle persone giravano intorno alla testa. Questo
però mi sembrò normale e anche non mi sembrò strano
un leggero movimento del pavimento che mi aiutò ad uscire da quella stanza. Quando giunsi nell'altra vidi una finestra
rettangolare da cui pioveva una luce biancastra come il cielo nuvoloso che si intravedeva in lontananza. Solo allora mi accorsi di
una strana atmosfera per cui ritornai indietro per
chiedere cosa stesse succedendo. Per quanto mi sforzarsi non riuscivo a sentire la
mia voce che pronunciava le parole però quelli mi risposero
indicandomi una finestra che prima non avevo notato. Al di là vidi qualcosa di molto ampio leggermente
in discesa e da lontano della gente che ci diceva di stare calmi. Solo
allora, in uno specchio, vidi il fianco della montagna che stava franando, e
solo allora avvertii penosamente il movimento del pavimento. Mi aggrappai alla finestra per non cadere. Non potevo muovermi, forse per questo un'infermiera mi accompagnò
in un'altra stanza. Questa era buia però la
luce che veniva dalla porta a vetri mi permise di vedere un tavolo e delle
sedie. Io e l'infermiera eravamo sballonzolati di
qua e di là come sulla tolda di una nave e dovevamo mantenere l'equilibrio
con piccoli passi. Un movimento più grosso mi fece retrocedere nella
parte più buia. In cerca di un appiglio mi trovai
aggrappata ad uno sgabello, lo misi sulla testa per difendermi dalla
caduta di calcinacci. Avevo appena fatto questa operazione
quando un grosso pezzo di legno si staccò dal soffitto e cadde verso la mia
compagna. La vidi seduta su di una sedia posta contro il muro col grosso asse di legno sulle ginocchia. Io ero nella
parte opposta, e non potevo raggiungerla per via del movimento del pavimento. Mio Dio, com'è basso il soffitto! - esclamai
senza udire la mia voce. Guardai verso la finestra, dell'altra stanza, per
capire se eravamo arrivati a valle dove tutte le case si fermavano. Allora vidi, riflessa nello specchio, la mia casa
giungere sulla riva di un fiume e andarsene presa dalla corrente, come una
piccola arca. . |
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