Per vie irte ed azzurre

 

*

 

Invito

 

Leggile se t’aggrada,
quando fuggito il giorno dal tuo cielo
alzi il pensiero alla cima del monte
dove attende l’edelweiss.
Parimenti ogni sera
Febo indugia
allagando l’occaso
con la sua confidenza,
necessità della vita invisibile,
prima ch’un altro giorno lo distragga.
Leggile se t’aggrada
seguir la mia via
come quando da cieco calle
fu forza a Icaro
in altro modo uscire.
 
 
.

 

I

 

 

Sulla sabbia corse il richiamo di Febo

.

 

*

 

 

Nel deserto

I
 
 
Mio Dio, son sola,
si tende la vela
e scricchiola
nell’uragano ai venti.
Dal bollor dei nembi fugge la saetta
e livido chiaror
s’infrange sul nocchiero.
Paventa il cor tenace
al buio che nemico
torna
e scava immagini.
 
Ma anche quando l’occaso
è calmo
e la cerulea coltre copre
la terra
tacitamente
anche allora cariatide 
sono.
 
Pur anco pesa la luce bianca
sia che il padre da Olimpo
a noi la scagli
sia che pei prati azzurri
la conduca la sposa del Titano.
 
Nel deserto
ad uno
ad uno
archi
ho deposto.
 
 
 
II
 
 
Ho scelto per la mia strada
una siepe orlata di bacche
il passo pesante
m’ha condotto al deserto
 
che assola
senza la chioma di querce
 
come cera si sciolgono a
addobbi
e brandelli
 
che scava della terra le ossa
 
come lama appena affilata
dissoda
la casa materna.
 
Nel deserto che brucia
e gela
come quando strappata la pelle
viva la carne subito avverte
tanti specchi ho avuto.
 
E quando, ogni orizzonte perduto,
disvela l’ampiezza del cielo
il deserto,
scopro che l’isola è vera
 
o quando si tinge di fuoco
o scioglie in vapori
il suo ardore,
o quando muto ascolta
nel fermo attonito buio
la voce
dei suoi mille
vividi
occhi.
 
Soltanto lui
dona
all’animo teso
gli arnesi tenaci,
 
e l’amore
e la vita
son veri
perché l’ultima ancella
abbia la veste più bella.
.
 
 

 

*

  

 

Il mio passo

 
Seguo ancora nell’attrito
la via dei tuoi passi.
Vivo i giorni di nebbia
che non sciolgono il cerchio
dove accidenti e cose
son come una chiusa
 
e dentro c'è il cuore.
 
Ma cerco anche la rotta dei voli
al di là della cinta
e trovo
la forma dei gesti essenziali.
 
Sono devota allora
e avanzo
nella resa
paga se il mio dono
con l’armonia dell’andata
concorda.
 
È ancora quello
dopo tanto
il mio passo,
marcia che non esaurisce
in breve giro
la lena.
.
 
 

 

*

 

 

Affinità

 

Al dio di Delfi

 
Tutti viviamo
della gran madre di Urano
la sofferenza,
del giro
che va
senza posa
e non sa.
 
Ermete non dice perché
semina grani
solo il lungo tragitto del tempo
lo sa.
 
Eleva il fiore di vivi colori
un trono
all’insetto
e questi alla preda tesse 
una tela 
 
ma non sa,
 
parimenti alla zolla il suo manto
pareggia
lasciandovi un tocco cadere
la pernice.
 
Anche nel mio Olimpo c’è Cloto
con l’instancabile fuso.
Ma io so.
Io so perché ho nel mio
del tuo giardino i fiori
e perché chiacchiera il ruscello
che nutre i tuoi boschi
coi miei sassi.
 
.

 

 

 

Bisogno

 
Quando il giorno mio più non trova
alle usate fonti appagamento
e discovre l’inganno mio pietoso
in te torna ad alzarsi
e t’illumina
fino a destarti
perché il tuo sorriso
lo consoli.
 
Se le mie mani ripudiano i tuoi doni
allontanando da sé le tue
appena sono sola
urla il vuoto un nome
e cerca la tua forma.
 
Allora mi arrendo
alla tua forza
convenendo.
 
E sempre
giorno
dopo giorno
sei raggiunto
mentre
lontano vanno le tue ore
 
e là c’è la mia voce
 
sempre
ogni giorno
sei raggiunto
 dove c’è
solamente
un esteso
bisogno
d’infinito.
 
 
.

 

 

 

Come

 
I
 
Giocavo come l’umida brezza
sulle membra del dio
giocavo incosciente
quando Semele con lui s’incontrò.
 
Della dea le braccia allora
s’aprirono alla vendetta
e fu gelosa noverca.
 
E quando del dio le sembianze 
apparvero a lei
come la dolce Semele
nella cenere fui una forma.
 
Allora come ladro 
il dio cerco nell’Ade
e quale del mondo all’angolo mendico
in Olimpo la mia isola porto.
 
 
 
II
 
 
Come Leto cercai una culla
per l’inviso figlio di Giove
ma la terra della gelosa Giunone
fuggiva la rabbia
 
solo la candida Delo
sul mare vagante 
mi accolse.
 
E il dio per l’ambrosia di Temi
fu forte e tenace
e uccise Pitone
prima dell’esilio nella valle di Tempe
 
prima che mettesse i pilastri
nel ventre dell’oceàno
la mia isola d’oro.
 
 
.

 

 

Non ho

 

Non ho altro tempo
non sono miei tutti gli altri giorni
scorsi sui binari paralleli
 il paese è mio
l’orto
la casa
il viale,
non conosco il filare
che segue il fiume.
 
Non avrò altro tempo
 altro spazio
ma ho accolto ad una stazione
dei viandanti
che per via
parleranno ai miei vagoni.
 
Altro spazio e altro tempo
chiusi
nel mio infinito intenso
abbraccio
che annulla
come mola la forma.
 
Sono io.
.
 
 

 

  

 

La mia notte

 

E così nell’ora sola
quando emerge il tocco
dal riposo degli uomini
parlo
di via
in via.
Tanti racconti
tanti viaggi
vengono a incontrare i miei discorsi
nel silenzio.
Allora vedo la notte
dalle case delle stelle
portare il manto di velluto
che avvolge la terra
e i miei pensieri tuffare nel vento
che conosce tutte le porte
e le finestre
perché dicessi al fratello:
“Ecco la mia pena
fattene un cuscino”.
.
 
 

 

 

 

Vedo

 
E di quassù vedo.
Vedo nella placida zolla
aprirsi un fiore.
Danzano i boschi e l’aria
ci son diamanti ai rivi
allegri
e artisti nei giardini
eletti.
Con te la natura ride
nel moto che da sempre ci governa.
Ma io son qui
esiliata dalla mia tenacia
dura.
Vedo
al di là dello spazio che mi serra
e penso…
 
poi col grande scalpello
apro un antro
per ospitare tutta la mia forza.
.
 
 

 

*

 

 

Infinito

 
 
Ardito,
come alla foce del mondo Odisseo,
sei uomo
se al moto
che con lenta
inesorabile
onda
il docile cosmo conduce 
di dar voce tu tenti.
 
Perché allora risuona potente
sulla mia misera spiaggia
infingimenti mostrando
e orizzonti?
Perché come rete mi avvolge
di dorati fili di seta
per la mia veste più bella?
.
 
 

 

*

 

 

Non deve l’uomo fuggire dinanzi a se stesso

 
 
Al morso fuggii della terra
fuggii nel sereno
ma il cielo
anch’esso ha i suoi nembi
terribili forze
 
e fui presa in un’ala di vento
nel soffice manto dell’aria
 
seguii quel gioco di voli
fin troppo vicino alla terra
 
il suo tremendo respiro mi fece paura
 
tesi allora le ali con forza
per seguire le spire del gorgo
e andare nel fondo
 
negli occhi la luce del sole
 
e poi dal giro essere in alto portata.
 
Della terra ora so il moto
alterno col cielo.
 
Si fa forte l’ala
di chi
sa andare
alla terra.
 
 
.

 

*

 

 

Ricerca

 
Questa corteccia della storia
impaccio greve
a forme più intense,
fardello
pesante
al profondo
e
nella consistenza primaria
congiunzioni indelebili
trovo
 
cosmiche
emozioni
che gli eventi hanno cancellato
 
 imploro il perché.
 
 
 
.

 

*

  

 

Grani di vero

 
Questi grani così pieni
d’inesorabili spine,
queste vesti di cenci
che noi scopriamo soffrendo, 
questi fantasmi beffardi.
 
E l’uomo che cerca
si piega sulla sua messe
li coglie, li monda.
Solo così è certo che son suoi
e il cuore antico in loro disvela
senza sbagliare.
 
Scavando come vomere
nel pensiero li raggiunge
di versi forma una veste
semplice e chiara
 
e poi s’accorge che nella poesia
la sua eleganza si svela.
 
 
.

 

*

 

 

Nel profondo

 
 
Proprio questo avviene
la parola vera si dona
la voce nuda sa scavare a fondo
e lì un tuffo
ardito.
 
Quale acqua sorgiva poi emerge
se stringere nuove alleanze
è possibile
perché il profondo dà forza.
 
E diviene placido rivo
che l’isola nutre
così la linfa del tronco reca ori
nella coppa del frutto.
 
Proprio questo avviene
quando scendiamo nel fondo.
 
.
 

  

 

Radici

 
Un albero agonizza
rade foglie
e verde sbiadito
nel deserto che avanza
omicida.
 
Stringono le radici
un abbraccio di vita
alla terra
 
col ramo sale
al cielo una preghiera
 
nella foglia 
spasima 
l’azzurro
 
un raggio la sfiora
 
ascose armonie
irresistibile richiamo
infinito
 
si stende
e con essa la pianta
 
devono le radici
ferire ancora
la terra
piano
profonde
sottili.
 
 
.

 

*

  

 

Ti sento

 

al richiamo metafisico

 
Io nulla so di te
ma ti sento
come se stesso
nel cavo monte
l’eco avverte.
 
E tu continuerai ad avere
le tue vie sotterranee
guidando il cammino al pensiero
ed io continuerò a sentirti
stupefatta
della vasta armonia
che in me risuona
 
come su di sé
la terra
il vasto respiro
del cielo 
avverte.

 

 

 
cercherò te
e solo smetterò il mio richiamo
quando t’avrò trovato
per dirti: “Ecco la mia isola”.
 
Sciolte le bende
ed il cilicio
avrò un respiro
che dello spirto mio
alle carezze
s’abbandona.
 
Solo allora
ti lascerò
se vuoi
andar via.
 
 
.

 

*

 

 

Canto del deserto

 
 
Anche il deserto
deve aver il suo canto
perciò stasera vivo in una nube di seta
e tu non saprai perché
quel buio ha la levità d’un velo
e nelle vene d’ali un palpito canta
e il velluto che le ciglia chiude
poi sul labbro s’abbandona
e tace.
 
Nel deserto la nube non si brucia
ma vive in un miraggio
nel deserto ride la beffa della vita,
la roccia si sfarina
e si fa duna al vento e rosa
ma anche filtro è il deserto
e scava
 
si vince col deserto.
 
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