Un critico dell’attività letteraria
Quando il critico è sacerdote della
voce profonda dell’umanità, testimone dell’avvenuta redenzione nell’arte per
amore di quella "vita" che il disorientamento fenomenologico
nega.
L'intelligenza della poesia. Baudelaire,
Verga, L'ermetismo, Fubini, di Vittorio Stella (Roma, Bonacci, 1990) |
A ragione il Novecento è stato definito il
"secolo della critica", quello in cui cioè
la tensione conoscitiva che sottende questa attività è sintomo di una raggiunta
"intelligenza" dell’attività letteraria. Né
è dubbia la fonte di tale approdo che ha liberato le indagini dai pesanti
paludamenti del secolo scorso dando alla critica una nuova sensibilità e una
più raffinata metodologia e consentendole di
costituirsi in genere.
Un campo dunque specifico, dotato di una propria
ermeneutica e propri compiti che si è aperto, dopo l’abbrivo crociano e dietro tale spinta, a
nuove prospettive e a più ricche acquisizioni tale da palesare, a fine secolo,
un quadro quanto mai vario di orientamenti diversi in feconda e non anodina
dialettica.
Su questo sfondo si colloca la raccolta di saggi che
Vittorio Stella titola L’intelligenza della poesia volendo rivendicare
la fondatività della critica in "un’attività di
giudizio qualificativo e valutativo" che si esplica
conseguenzialmente solo attraverso il sondaggio della
complessa tessitura estetico-storico-culturale che
lega all’opera l’autore e la sua epoca. Intesa in tal senso, l’indagine critica
sarà "individuazione" e "comprensione" e quindi
"intelligenza" della poesia.
L’A., pur restando "entro la cornice
metodologica dell’idealismo storicistico" ed
"accogliendo consapevolmente l’efficacia delle prospettive teoretiche che
ne costituiscono la fondatività", si pone con
acuta sensibilità d’interprete in aperta corrispondenza con le "concrete
sollecitazioni provenienti dalla fisionomia individuale che anima ogni ricerca
del vivo senso della propria situazione problematica"; ma anche, nella
raggiunta consapevolezza dell’autonomia della critica, con la coscienza di
dare, attraverso i "sondaggi interpretativi eseguiti su alcuni momenti più
intensi del dibattito accesosi e protattosi a lungo
sulle poetiche che stanno al centro cronologico del nostro secolo", un
contributo al dovizioso "lavorio" della produzione critica.
Le quattro monografie che compongono la silloge - le
prime due sono riveduti ed approfonditi studi
precedenti, le altre inediti contributi - si aprono con "Gouff re" ed elevazione nel pensiero di Baudelaire sull’arte, dove l’A. dimostra,, con acuta
esegesi di itinerari interpretativi, che, se nell’opera creativa del poeta
francese la liberazione "dalla sofferenza e dall’angoscia" del "gouffre", "l’incombente apertura del
baratro", non è momento positivo in sé perché il "gouffre"
"attrae e impietrisce" - bensì è momento irrelato nella capacità di
"orchestrare nell’espressione il groviglio inizialmente irredento dei
sentimenti" -, è invece da critico che Baudelaire
giunge al superamento del "gouffre" quando,
ascoltando le istanze provenienti dalle opere d’arte, attinge il vero potere
dell’attività creatrice - di ogni voce artistica - che crea il
"luogo" di trascendenza del male. In questo senso si chiarisce il
famoso paradosso baudelairiano che il critico per
essere giusto deve essere parziale, appassionato, politico (è il "disporsi
dell’intelligenza all’arte") e si chiarisce il rapporto dialettico tra i
due mondi (la bifrontalità
creativo-critico diventa nel
poeta delle Fleurs du mal unità
consustanziale) entrambi uniti "dall’amor vitae" - doloroso amore -
che trasforma il poeta in critico, sacerdote della voce profonda dell’umanità,
testimone dell’avvenuta redenzione nell’arte per amore di quella
"vita" che il disorientamento fenomenologico
negava.
Il secondo saggio, Dal naturalismo all'idealismo.
Gnoseologia di alcune
interpretazioni verghiane, ripercorre le analisi
critiche sull’opera dello scrittore catanese con
l’intento di "identificare e situare storicamente" l’impianto epistemologico
degli interpreti presi in esame, cosicché intorno al maggiore rappresentante
del verismo si coagula tutta l’impasse storico-letteraria di quel periodo che
vide la fondazione della fortuna del Verga. Una linea che va dal Capuana, il teorico del verismo e critico degli Ismi di formazione desanctisiana,
a Croce che conferma e completa l’individuazione interpretativa del critico
siciliano (il suo scritto su Verga "costituisce uno dei momenti
interpretativi e individuativi più penetranti della critica crociana":
sono "gli anni fecondissimi" dell’Estetica come scienza
dell'espressione... che è del 1901-1902) permettendo una positiva
evoluzione degli studi sul Verga; a Pirandello che,
non discostandosi dalla traiettoria Capuana-Croce e
rappresentando un momento sui generis della critica, dedica a Verga i
"suoi scritti critici più significativi" rinnovando e consolidando,
l’interesse per lo scrittore siciliano; a Luigi Russo la cui acribia critica
"approfondisce - e non poche volte corregge con la persuasività di
un’assidua referenza alla creativa parola di Verga - le soluzioni ai temi
essenziali proposte da Croce".
Estetica, poesia e storia in Mario Fubini è un ampio e denso
profilo di Fubini critico condotto secondo la linea precedentemente individuata "nel preferenziale rilievo
di quella concezione storico-estetica che ne è una componente fondamentale e la
ragione logica giustificatrice", cosicché la figura del critico torinese
concretamente emerge e trova malleveria nella sua attività di studioso. Lo
Stella, attraverso un’ampia disamina di tutte le tappe del cammino critico fubiniano, segue il formarsi di
quel metodo che, impregnato di uno storicismo d’impronta dichiaratamente crociana, pur restando nell’ambito di quella estetica,
"ne rappresenta una linea interpretativa e in un certo senso
progressiva", costituendone "uno svolgimento esplicativo".
D’altronde l’interno dialogo stabilitosi tra Croce e Fubini
è intriso di "feconda problematicità" che accoglie tutte le
inflessioni di quella estetica ed è guidato dalla
lucida consapevolezza del critico torinese di "proseguire la stessa via
maestra e di spingerla in avanti" evitando però le secche e gli stridi
dell’atteggiamento polemico. Anche l’analisi del pensiero teoretico fubiniano mette in risalto quanto emerge dall’opera più
propriamente critico-letteraria: al di là dei molti
punti in cui Fubini "procede in piena sinergia
col filosofo de
L’ultimo saggio, La religiosa anamnesi.- Poetica
e lirica dell'ermetismo in alcune letture di Sinisgalli
e di Luzi, scaturisce dall’esame che, Gaetano Mariani
fece del percorso spirituale e poetico di Sinisgalli
e di Luzi rispettivamente ne
L’orologio del Pincio e ne Il lungo viaggio
verso la luce, poeti, entrambi, maturati nello smarrimento della dittatura
e della guerra. Il lavoro di scavo del critico romano, che fa emergere le
diverse risposte date dai due poeti alle domande di "senso"
sollecitate da quella impasse, spinge lo Stella
ad interrogarsi "sulla poesia nata nel tempo storico che abbiamo vissuto e
sulla rappresentazione riflessa del mondo che alla poesia idealmente consegue e
ne è sotteso" e a seguire, anche lui con "religiosa"
disposizione, l’"anamnesi" del critico.
I quattro saggi, pur risultando
tra loro autonomi, sono uniti dall’esigenza autentica e sentita che qualifica
l’attività critica e che trasforma la silloge in un vivo spaccato storico-letterario-culturale del nostro tempo.
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In "Riscontri", anno XII, n. 34, luglio dicembre 1990, pp. 126-128. |
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