Leggere le Scritture

Testi di Gioacchino La Greca

 

I Vangeli del Natale

 

Adorazione dei Magi di Giotto

 

Prima di iniziare lo studio dei capitoli riguardanti il Natale di Gesù Cristo, è giusto spendere un doveroso ringraziamento e riconoscimento all’autore del lavoro che seguirà. Ho voluto infatti mantenere di proposito il titolo originale per dare il giusto risalto all’opera di diffusione e conoscenza del Vangelo operata da padre Alberto Maggi, biblista e studioso, dell’ordine dei Servi di Maria, del centro studi Biblici Vannucci di Montefano di cui ha diretto i lavori. Instancabile predicatore del vangelo, come buona novella che libera, egli si eleva in un panorama spirituale abbastanza monocorde,  con voce profetica e coraggiosa, ed è grazie a lui e a chi lo sostiene che abbiamo sentito aprirsi il cuore alla esigenza di essere anche noi nel novero di coloro che annunciano per operare1.

I Vangeli non riguardano la cronaca, ma la fede e storicamente non ci dicono niente riguardo al Natale che possa avere rilevanza più delle notizie che ci sono state tramandate dai cronisti veri e propri.

Gli episodi che vi si narrano sono verità teologiche e di fede, che nulla aggiungono ai fatti realmente accaduti. Anzi se cerchiamo delle congruenze temporali vi riscontriamo degli avvenimenti che hanno poca coerenza storica. Intendiamo dire con questo che non assistiamo  ad una ordinata cronologia di eventi temporali che si succedono in sequenza, ma a qualcosa che non ha tutte le spiegazioni razionali.

Così possiamo vedere che a seguito della paura di Erode di essere spodestato, in Matteo c’è il dramma della strage degli Innocenti e la fuga in Egitto, in Luca  nessun accenno a questi episodi e addirittura, come se Erode non fosse manco esistito, dopo otto giorni si ha  la prescritta  presentazione al tempio  di Gerusalemme, nel pieno della caccia al Neonato Re dei Giudei, e la cosa stride notevolmente con la strage dei bambini e con la fuga.

Due fatti effettivamente inconciliabili, ma con un solo messaggio: “Un Dio esclusivamente buono con un amore universale offerto a tutti”.

È qui c’è lo scontro con la religione che divide gli uomini in puri e impuri, meritevoli e indegni, per cui Dio non può entrare in contatto con essi. Ma Dio nel Vangelo non è attratto dai meriti, ma dai bisogni e i primi due capitoli dei Vangeli di Matteo e Luca riassumono questo nuovo messaggio di Gesù: l’amore di Dio è universale ed è per tutti.

 

Matteo inizia il Vangelo con una genealogia teologica, non anagrafica, e, quando nelle scritture un capitolo inizia così, significa che si apre una nuova era. Inizia Matteo con la Genesi di Gesù, che sta a rappresentare  la nuova creazione, perché in Gesù si realizza il progetto d’amore di Dio per l’umanità: un uomo che avesse la condizione divina e come tale una vita che non può essere interrotta dalla morte. Matteo dice ”Genealogia di Gesù Cristo (Mt 1), non il Cristo, quindi Messia, che vedremo essere diverso dal Messia atteso dai Giudei, il figlio di Davide, per discendenza da Abramo. Ci sono a sorpresa pure le donne con situazioni irregolari e anche straniere: Tamar (Genesi 38), Racab, la Prostituta (Giosuè 2), Rut (Genesi 19), e Betsabea, moglie di Uria (Samuele 2).

Già il fatto di indicare le donne, anche quelle con trascorsi poco limpidi, nella genealogia di Gesù è qualcosa che deve fare riflettere. Questo perché nella cultura ebraica il figlio discendeva direttamente dal padre, la madre essendo solo l’incubatrice naturale. L’uomo trasmette al figlio valori, tradizioni, spiritualità, oltre che la vita. Arrivato a Giuseppe la genealogia si interrompe e l’evangelista annuncia il marito sposo di Maria (Mt 1,16) dalla quale fu generato Gesù: quindi non Giuseppe genera Gesù, ma la madre. Matteo vuol dirci che tutto il passato e la storia di Israele si interrompono con Giuseppe perché Gesù non seguirà la tradizione dei padri di Israele (Patriarchi e Mosè), ma la legge d’amore del Padre celeste.

Maria, essendo sposa a Giuseppe, si trovò incinta di Spirito Santo, cioè prima che vivessero assieme, prima delle nozze vere e proprie che avvenivano un anno dopo lo sposalizio.

Matteo vuol far capire che in Gesù non c’è l’azione umana di Giuseppe, ma dello Spirito creatore, come uomo nuovo ricreato. In che modo ciò avviene poco importa. L’evangelista ci vuole insomma far comprendere che in Gesù non c’è nulla della tradizione storica di Israele, ma che è egli stesso una novità che viene dallo Spirito di Dio.

Con un fatto così traumatico, Giuseppe va in ansia e poiché è giusto, cioè ligio alla legge, potendo denunziare Maria non lo fece, entrando in competizione così tra la legge e l’amore. Fin dall’inizio quindi viene messo in risalto il conflitto tra la legge e la sua non osservanza da parte di Gesù. Facendo il bene dell’uomo si agisce bene anche verso Dio, ed è ciò che fece Giuseppe.

Mentre pensava al ripudio e non a denunziarla, perché sarebbe stata una condanna a morte per Maria, l’angelo del Signore, cioè Dio stesso, annunzia a Giuseppe la vita di Gesù, il figlio di Maria, che viene direttamente dallo Spirito, cioè quella energia, quella forza d’amore, che ha dato inizio all’umanità, adesso si presenta sotto gli occhi di Giuseppe nella gravidanza della sposa.

 L’angelo (Mt 1, 21) gli dice: “Essa partorirà un figlio e gli porrai  il nome Gesù” e qui c’è la sorpresa, non il nome del padre, ma un nome nuovo, vino nuovo in otri nuovi. Gesù non appartiene alla tradizione familiare. Gesù significa “salvatore”, da “Jeshoua” e si avvera così la profezia di Isaia: “la vergine partorirà un figlio e si chiamerà Emmanuele, Dio con noi”. “Salvatore” (Is, 7).

Con Gesù quindi Dio non è più inaccessibile, distante 3500 anni di cammino, ma vicino e assieme a noi. L’uomo non vivrà più per Dio ma per il suo simile. Gesù è Dio che si fa uomo per insegnare all’uomo a divinizzarsi.

E arrivano i Maghi. Nato Gesù a Betlemme, (Mt 2) Erode, il Re, ecco la novità, chiamò a  questi maghi che venivano dall’oriente per conoscere il nuovo nato. La tradizione religiosa ha smorzato il significato di questi maghi pagani chiamandoli Re Magi, dandone il numero, tre, e dei ridicoli nomi intonati col colore della pelle pure di fantasia, e facendone figurine da presepe tanto da  annullarne il significato.

Quindi alla nascita di Gesù non appaiono persone pie o religiose o sommi sacerdoti, ma tre Maghi forestieri e pagani e impuri, che seguono una stella, buona per il presepe, ma impossibile che possa essere accaduto, perché la stella ha un significato teologico, indicando che era nato un re. Per questo motivo Erode e tutta Gerusalemme tremarono, Gerusalemme, Città Santa che appare da subito in una luce sinistra e tetra, la città che poi ucciderà il Messia.

Uscendo fuori dalla normale e tradizionale lettura che da sempre si è fatta dei vangeli del Natale, ci accorgiamo come fin da subito la Incarnazione del figlio di Dio, sia stata un fatto rivoluzionario atto a ribaltatore le tradizioni e la cultura del suo tempo: l’annuncio evangelico è fin da subito rivoluzionario, la buona novella è per tutti e ciò è confermato dal fatto che l’annunzio della nascita di Gesù viene fatta alle popolazioni escluse dalla società del tempo: pastori e maghi pagani. Gloria a Dio e pace in terra agli uomini che egli ama, è diretto a tutta l’umanità, senza distinzione di meriti e purezza.

 

Nel vangelo di Luca, Gesù nasce durante un avvenimento, che, già di per sé, è contro la legge di Dio: il censimento voluto dagli invasori romani, che cosi ribadivano il loro possesso sul popolo ebreo. Anche Giuseppe e Maria sono a Betlemme per registrarsi, ed essendosi compiuti (Lc 6) i giorni del parto, diede alla luce il suo figlio primogenito.

Anche in Luca tutto avviene per intervento divino, preceduto, come in Matteo, da un duplice annunzio. Il primo annunzio avviene nel tempio, il luogo sacro per eccellenza, dove Dio è esposto ai riti e alle offerte del popolo. Zaccaria prestava servizio al tempio come sacerdote e l’angelo venne ad annunziargli a lui e alla moglie, entrambi in tarda età, la nascita del primogenito (Lc 1, 18).

Ma Zaccaria non riconosce la voce del suo Signore, nonostante fosse nel luogo e nel momento più adatto e diviene muto. Se non si riconosce la chiamata di Dio, Egli non può essere annunciato, ecco perché Zaccaria divenne muto, fino alla nascita del figlio, al quale metterà il nome che l’angelo gli aveva annunziato, Giovanni.  Andrà meglio la seconda volta.

Gabriele si presenta a Maria, una povera ragazza di uno sperduto villaggio della Galilea, sposa di Giuseppe, ma non ancora moglie.

Il saluto dell’annunziatore è di quelli che possono turbare “Salve piena di grazia”(Lc 1,28), dove con grazia si indica l’azione potente di Dio, che tramite il suo Spirito comunica al mondo il Figlio unigenito, Gesù figlio dell’Altissimo. L’azione dello Spirito di Dio si manifesta in Maria, cosi come era stato annunciato anche a Zaccaria per la moglie Elisabetta. Ma mentre il sacerdote del tempio resta muto all’annuncio, la vergine scioglie la sua bocca dal tremore che l’aveva presa e schiude il cuore alla volontà del Signore: ”Sia fatta di me secondo la tua volontà, ecco la serva del Signore” (Lc 1, 38).

Due annunci simili, due reazioni diverse: l’incredulità di Zaccaria, sacerdote del tempio, che connoterà nei vangeli gli scarsi risultati che otterrà Gesù ogni volta che opererà in quella struttura cosiddetta sacra, ove mai viene riconosciuta la voce di Dio e neanche il suo Verbo incarnato, che anzi sarà il luogo da cui verrà emessa la sua condanna; la piena accettazione della volontà divina da parte di Maria, che potremmo definire la donna dello Spirito, perché è lei che lo accoglie nell’Annunciazione della nascita di Gesù, è lei che riceve lo Spirito del Figlio che muore sulla croce, ed è lei che attende la discesa nel Cenacolo dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste. L’accoglimento della parola di Dio trasforma l’atteggiamento di Maria, che da passivo diventa atteggiamento attivo e di servizio. Quando lo spirito agisce nel cuore delle persone, queste vengono trasformate dentro, e non è a caso che si dice “essere presi dal fuoco dello spirito”, perché non sono accettabili i comportamenti come quelli di Zaccaria, ma sono di esempio quello di Maria.

Ella infatti si avvia verso il villaggio di Elisabetta, la moglie di Zaccaria, e si pone al suo servizio per tre mesi. Ecco il servizio a cui sempre richiama il vangelo,  tre è il numero che indica “completamente” “totalmente”. Maria si mette al servizio non per sua bontà fine a se stessa, ma perché questa è la missione a cui la chiama lo Spirito.

Compiuti per lei dunque i giorni del parto, mentre si trovano a Betlemme per il censimento, nasce il bambino che viene  deposto in una mangiatoia. C’erano dei pastori che vegliavano di notte il loro gregge.

Nel vangelo tutte le indicazioni di tempo sono teologiche. “Di notte” sta ad indicare che queste persone sono nel peccato, fuori dalla grazia divina. E infatti nessun malfattore era considerato tanto pericoloso come i pastori, e si pensava che quando sarebbe venuto il Messia sarebbero stati i primi a lasciarci le penne.

Ma avviene l’inspiegabile: una luce li avvolge e appare loro un Angelo (Lc 2, 9) che fa il terzo annunzio definitivo: “Non temete, è nato per voi un Salvatore, il Messia, che è Signore” e da loro una indicazione che lo avvicina alla loro umile condizione “giace in una mangiatoia”. Ed invece di seguire a questo annuncio la fine dei pastori, appaiono gli angeli che cantano le lodi a Dio, così come poi gli stessi pastori faranno dopo la visita al neonato, sulla via del ritorno. Incredibile! I pastori che cantano le lodi a Dio, che era quello che doveva sterminarli. ”I peccatori si spaventano, un fremito prende gli empi” (Is 3).

Da adesso non è più così, con Gesù non bisogna più avere paura di Dio. Egli non premia i buoni e castiga i malvagi, ma ama tutti. Il suo amore è universale, cioè diretto a tutti, meritevoli e non, a tutti dato secondo i bisogni di ognuno, elargito dal grande cuore generoso di Dio, che chiede solo di essere accolto e donato. Nasce Gesù muore la religione, quella che divide in meritevoli e non meritevoli, puri e impuri. Matteo e Luca ci mostrano come non ci sono categorie di persone escluse dalla manifestazione di Dio, i maghi e i pastori sono quelli che ricevono l’annuncio e la gloria di Dio, proprio loro, le categorie di coloro che dovevano essere sterminati dal Messia. È un sovvertimento totale della tradizione fin dal suo comparire sulla terra, Gesù opera una profonda trasformazione delle leggi degli uomini, cambiando dall’intimo del cuore dell’uomo l’osservanza alla legge di Dio. Una grande rivoluzione etica che pone al centro il bene dell’uomo, sempre e comunque.

 

1. Alberto Maggi è esegeta biblista, autore di numerose opere sul Vangelo. Le riflessioni personali sono basate principalmente su due opere del frate servita: Gesù ebreo (Cittadella ed) e Versetti pericolosi (Fazi ed)

 

 

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