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Leggere
le Scritture
Testo di Gioacchino La Greca
I numeri e il loro significato
Le Sacre Scritture, oltre ai Vangeli,
gli Atti degli Apostoli e le Lettere, che compongono il canone del Nuovo
Testamento in 27 libri, ne comprendono altri 46 del
Vecchio Testamento, e possiamo chiamare Bibbia tutto l’assieme, nome col
quale si volle designare il Libro dei Libri
per eccellenza, visto che si definisce come deposito della Parola
divina Rivelata. Nella Bibbia vi sono molteplici
aspetti da scoprire e per la sua interpretazione bisogna cogliere l’aspetto
letterario, simbolico, allegorico, storico, teologico. Non approfondirò tutti
gli aspetti che naturalmente altri fanno meglio di me e ai quali rimando, ma
mi è sembrato prioritario dare un significato ai Numeri che si incontrano, perché essi rappresentano una delle chiavi
di lettura della Bibbia. Resterebbero altrimenti incomprensibili certe età
simboliche, in cui avvengono fenomeni naturali altrimenti inspiegabili se non
con l’intervento divino, oppure potremmo cadere nella trappola di pensare che
l’età media fosse di 300 o 900 anni, sia perché non si moriva in quanto dono preternaturale di Dio, che non era ancora
offeso dal peccato di Adamo, sia perché il computo degli anni era basato su
un calendario (sic) diverso dal nostro. Uno 1: è il
numero che sta ad indicare Dio. Nelle tavole della legge il comandamento che
formula “Io sono il Signore Dio tuo” è il n° 1, il primo in assoluto, quello che impone
l’assolutezza di Dio al popolo eletto, al quale viene così comandato di non
essere idolatro con il 2° comandamento “non avrai altro Dio fuori di me”. Nel Nuovo Testamento, Gesù, parlando ai suoi dice “che lui e il
Padre sono Uno, così come una sola cosa saranno i suoi discepoli con lui e
quindi col Padre. (Gio 17, 2). Due 2: è il
numero del dualismo, della contrapposizione, della coppia degli opposti. Il
secondo giorno Dio separò le acque della terra dalle acque del firmamento;
due fratelli si oppongono fra loro, uno, Caino,
diventa omicida; due sono i testimoni necessari per mettere a morte una persona, la vita
contro la morte; due è il simbolo del binomio degli opposti che sempre usiamo
parlando della nostra religione, il peccato e la grazia, il sacro e il
profano, il puro e l’impuro. Tre 3: è il
simbolo della perfezione, della completezza, che condivide con il 7 e il 10.
Tre sono le persone della Trinità, espressione perfetta della relazione
amorosa e ordinata che si esplica dal Padre al
Figlio per mezzo dello Spirito. Ma Dio è uno, e solo
con tale relazione si esercita la sua Trinità, e poiché la forma più alta di
relazione è l’amore, ecco come possiamo definire esattamente Dio, come amore
sussistente. In Genesi Abramo riceve la visita di tre viandanti, sono i
messaggeri di Dio che vengono ad annunciare definitivamente la nascita di
Isacco. Si è voluto vedere a posteriori questa triplice presenza presso la
tenda di Abramo, come una manifestazione della Trinità di Dio, ma mi sembra una oggettiva forzatura vista la refrattarietà, almeno
teorica, di Israele al politeismo, così come poteva intendersi all’epoca
della stesura dei libri sacri. La Resurrezione che avviene il terzo giorno,
non contiene indicazioni per il triduo pasquale, anche perché non sono
effettivamente tre giorni dalla morte alla resurrezione, ma il numero tre
indica la vita completa e nuova, di cui Gesù si riveste, la sua pienezza di
vita trasformata ed eterna per qualità oltre che per durata. Quattro 4: è
il numero che indica l’universo, il mondo, poiché quattro sono gli angoli
della terra, quattro i venti principali, quattro i punti cardinali. Nel
vangelo (Gio 19, 28) dopo che Gesù è messo in
croce, i soldati si dividono le vesti in quattro parti, che è il simbolo del
messaggio di Gesù che viene propagato al mondo
pagano, poiché le vesti rappresentano la personalità del proprietario e le
sue idee, e giocano a dadi per tirare a sorte la tunica, che era cucita
dall’alto, e non si poteva tagliare. La tunica è la vita che viene da Dio,
cucita dall’alto, e quella non può essere in nessun modo scalfita. Cinque 5: è
il numero che assieme ai suoi similari con gli zeri, 50, 500, 5000, sottende
l’azione dello Spirito divino. È entrato nella simbologia dell’eucaristia,
perché cinque furono i pani con i due pesci che Gesù condivise alla folla
affamata, cinquemila il numero delle persone presenti all’evento, sedute e
sistemate a gruppi di 50. Cinque sono infine i lati
dei tabernacoli che custodiscono le ostie consacrate. Cinquanta sono i giorni
dopo l’ascensione in cui lo Spirito Paraclito
scende sugli Apostoli e su Maria (Pentecoste). Sei 6: il
numero della creazione dell’uomo in Genesi “il sesto giorno Dio creò l’uomo”.
Rappresenta l’incompletezza, l’imperfezione, poiché incompleto e imperfetto è
l’essere creato rispetto al suo creatore. In quanto
essere finito e creato, l’uomo è soggetto alle leggi del tempo, alla
necessità della natura, e alla sua forza che si esplicano condizionandolo e
legandolo alle tre catene della riproduzione, del cibo e della socialità. Ma
poiché in lui trova espressione e forza di emergere anche la natura
spirituale, non in forza di una sua provenienza divina, ma per l’evolversi
dell’energia in surplus di cui siamo costituiti, questa si manifesta nello
spirito e nella libertà che ci contraddistingue dagli altri esseri animati e non. Lo spirito, dunque, con la libertà fa dell’uomo la
punta più elevata dell’evoluzione della vita nell’universo conosciuto. Nel
Vangelo di Giovanni, Gesù muore il 6° giorno, perché con la sua morte si
completa la creazione dell’uomo vecchio e viene
ricreato l’uomo Nuovo, che nell’amore di Cristo trova la sua massima
espressione e somiglianza con Dio. La nuova creazione continua così
attraverso la vita di Gesù, l’uomo nuovo adesso ha la strada tracciata per
raggiungere la sua pienezza di vita, accogliendo l’amore di Dio e
trasmettendolo ai suoi simili. Nel giuoco dei simbolismi col numero Sei, ripetuto tre volte,
viene indicata anche la Bestia, simbolo della massima imperfezione al suo
stadio di completezza, 666 serve ad indicare Satana, ed è un numero che
credenze e superstizioni hanno reso molto familiare. Sette 7: è il
numero divino perché riferito al riposo di Dio dopo la creazione “il 7°
giorno si riposò”. Il giorno del Sabato era il 7° giorno nel calendario
ebraico, ed
era il giorno che la legge rendeva sacro e inviolabile, dove non era
consentita nessuna attività, pena l’inosservanza di tutta la Legge. Il numero
7 si trova con grande frequenza nelle Sacre
Scritture, 600 volte, e ogni volta indica un’azione che si compie per volontà
divina: Gerico cade dopo che si sono suonate 7 trombe per 7 giorni , e si è
girato 7 volte attorno alle sue mura. Completa col n°
3 e il n° 1 la triade dei
numeri divini: assolutezza, perfezione, completezza, tre affermazioni per la
natura divina. Otto 8:
l’ottavo giorno, il primo dopo il settimo, e non è una banalità, perché così
spesso viene chiamato, è il giorno della Resurrezione, perché è il giorno
successivo al sabato che il sepolcro si scopre vuoto, e possiamo dire che lo
era sempre stato. Otto diventa simbolo della nuova vita, la vita trasformata,
eterna a cui Cristo ci destina, avendoci mostrato
Lui uomo come noi che la morte non ha l’ultima parola, è il giorno della
nuova Creazione, dove Cristo è il primogenito. Quindi non più Adamo, ma Cristo è l’uomo nuovo ricreato dall’amore. Ecco
perché i battisteri hanno la forma ottagonale, perché col battesimo l’uomo
rinasce a nuova vita e si prepara ad entrare a fare
parte della comunità di Cristo che lo accoglie nella chiesa. La Resurrezione cancella quello che
prima era importante nel calendario ebraico, cioè il giorno del ricordo
dell’alleanza con Yahwe che veniva
sancito dal cruento atto della Circoncisione. Ogni nato maschio veniva portato al tempio e lì veniva circonciso in ricordo
dell’Antico Patto. Adesso è la Resurrezione di Cristo che ci fa prima di
tutto credenti e facenti parte del suo Regno
accogliendone il messaggio. Ma l’esperienza della Resurrezione non è un
evento da considerare concluso e avvenuto solo una
volta in quel tempo, ma è una
esperienza che ognuno di noi deve fare e può fare incontrando Gesù sul monte
di Galilea (Mt 28, 3). Proprio dove Gesù proclamò le Otto Beatitudini, Matteo
dice che gli apostoli si diressero su indicazione del Risorto per
incontrarlo, ed è lì che la comunità dei credenti è chiamata spiritualmente a
fare il suo incontro con Gesù, mettendo in pratica
le Beatitudini che altro non sono che la nuova Legge dell’amore: “amatevi
come io vi ho amato”. Nove 9: il
numero che indica mancanza, incompletezza, e ad esso è associato il
desiderio, che la Legge mosaica condanna: non desiderare la roba degli altri,
ove il mancato possesso è vissuto come peccato. Abramo aveva ricevuto la
promessa di Dio di essere patriarca di un popolo, e a 99
era senza figli. Il massimo della incompletezza,
l’assenza di un figlio rende l’uomo manchevole di quella che era considerata
una benedizione divina. Come può un uomo, che non è padre, diventare
patriarca di un popolo? Dio mantiene la promessa e Abramo ottiene da Sara il
figlio Isacco. Adesso non sono più 99 gli anni di
Abramo ma 100, espressione della benedizione e della grazia di Dio. Nel
vangelo, l’ora nona è l’ora della morte di Gesù, il momento in cui Egli
avverte il senso dell’abbandono e della mancanza di benedizione da parte del
Padre, ma è anche l’ora in cui rimette lo Spirito e sta ad
indicare quindi che tutto finisce. Il 9 è il numero
che chiude un ciclo, il termine di una fase in cui tutto si completa. Dodici 12:
rappresenta il totale delle tribù che costituivano il numero del popolo di
Israele, così come originariamente sono discesi dai 12 figli di Giacobbe, che
ebbe cambiato il nome proprio in Israele, i quali figli ebbero il possesso di
ognuna delle 12 tribù fondanti del popolo ebraico. Dodici è anche il numero
degli apostoli, i collaboratori più intimi di Gesù nella sua missione
terrena. Dodici è
il numero delle ceste di scorte di cibo che sopravanzò dopo che si sfamarono
5000 persone, in rappresentanza delle 12 tribù di Israele. (Mc 6, 43). Quaranta 40:
è il numero che indica una generazione, ma anche una vita. Sono 40 gli anni passati a girovagare nel deserto in Esodo.
Sono 40 i giorni nel deserto trascorsi da Gesù dopo
il battesimo, a ricordo di questo importante episodio nella storia del popolo
ebraico. Sono 40 i giorni in cui Cristo Risorto si
mostra ai suoi a simboleggiare come per tutta la vita presente e futura egli
sarà in mezzo a noi, presente in Spirito.
Settanta 70:
è il numero che indica le nazioni pagane, in opposizione alle 12 tribù di
Israele. Indica anche il numero dei discepoli che in parallelo ai primi 12 furono inviati da Gesù stesso a predicare nel mondo
pagano, fuori dalla Terra Promessa (Lc 10,1). Cento 100: è il numero della
benedizione di Dio, che indica la ricompensa che ognuno riceverà in più
rispetto a quello che ha donato. La spiga che porta 100 chicchi di grano è
grazia di Dio: Abramo che diventa padre di Isacco a 100 anni è il segno della
massima benedizione di Yahwe. Qualunque numero
moltiplicato cento sta a significare una particolare
condizione di favore divino. Mille 1000: è il numero del tempo divino, quello
in cui Dio realizza i suoi progetti. Sta ad indicare
perciò un periodo storico lungo fuori dalla contabilità umana. Centoquarantaquattromila 144000: in
Apocalisse è il numero dei salvati, che sembrano pochi e secondo le sette
catastrofiste, che prendono alla lettera le scritture, effettivamente lo è.
Ma se si considera che la cifra è ottenuta moltiplicando 12
(numero delle tribù di Israele) per 12 (il numero degli apostoli che portano
a compimento il disegno di Dio in tutto il mondo) per 1000 ( che è il tempo
in cui Dio realizza il suo progetto di salvezza) ecco che tale cifra a prima
vista irrisoria, racchiude invece il progetto della salvezza di tutta l’umanità. Ecco questi sono i significati principali dei numeri che con
maggiore frequenza si incontrano nelle Sacre
Scritture. Possiamo così cominciare a districarci tra cifre a prima vista
illogiche che invece hanno ricchi significati simbolici e teologici, perché
nella Bibbia anche le virgole hanno grande significato. A maggior ragione i
Numeri, che, dice la scienza ebraica, sono di
diretta derivazione divina e quindi hanno anche un misterioso significato
sacro. |
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