Leggere le
Scritture
Testi di
Gioacchino
Saulo di Tarso, detto Paolo
"Saulo perché mi
perseguiti?". Intorno all'anno 36 A. C., lui perfetto uomo religioso
fariseo, osservante della legge e giusto, zelante cacciatore di cristiani, si
avviava alla sua ennesima missione di oppressore da Gerusalemme a Damasco.
Sulla strada,
successe il fatto che cambiò la sua esistenza. Narra Saulo che fu avvolto da
una grande luce, che gli tolse la vista e lo paralizzò, e una voce lo
ammoniva di perseguitare i cristiani. Probabilmente fu un colpo apoplettico o
ictus a determinare la sua paralisi e cecità, e come quasi sempre avviene nei
casi simili, quando l'uomo nel pieno vigore delle forze viene atterrato da
una malattia, si pensa sempre se questa non sia di origine in qualche modo
divina, e Saulo da buon giudeo aveva una intera raffinata cultura alle spalle
che poteva spingerlo a pensarla in questo modo: la mano di Dio colpisce colui
che lo ferisce. Fatto sta che lui risolse nella sua coscienza di non essere
più persecutore, riconoscendo nella debolezza della malattia l'errore di
tutta una vita vissuta all'insegna della religione. Ebbe luogo così un
passaggio traumatico dalla religione alla fede, quella fede in Dio che da perseguitato
veniva accolto nel cuore del persecutore. Le prime cure gli furono prestate
da Anania, e dopo che si fu ripreso si presentò alla comunità cristiana, la
quale per il suo recente passato di persecutore non lo accolse certo di buon
grado. Ma neanche i Giudei lo vedevano più tanto bene, anzi era considerato
un traditore. Di fronte a questa situazione sentì il fallimento di tutta la
sua vita, senza più un passato a cui aggrapparsi e neanche un futuro a cui
riferirsi. Entrò in una comunità di Esseni e vi
rimase tre anni, poi completamente ristabilito e convertito riprese il suo
antico lavoro di artigiano nella sua città natale, Tarso. Sfatando la
leggenda che dopo Damasco, Saulo iniziò la sua missione di apostolo, voglio
far notare come egli dopo i tre anni nel convento, trascorra dieci anni a
Tarso prima che l'arrivo in quella città di Barnaba non gli cambiasse
l'esistenza. È su invito di questo discepolo della comunità di Gerusalemme
che Saulo inizia la sua missione. Uomo di grande cultura, che conosce bene il
greco, cita a memoria le Sacre Scritture avendo un passato di rabbino, Saulo
viene incaricato di predicare alle "genti" pagane, ai gentili. E
lui lo fa, aprendo al mondo e alla cultura ellenistica le pagine del
messaggio di Cristo. Paolo è il primo testimone che va verso il mondo greco,
le sue lettere sono i primi scritti cristiani e precedono persino il vangelo
di Marco che fu redatto intorno al 60 A. C. La cultura pagana si aprì al
cristianesimo ed è importante notare come non fu necessario per Paolo, che le
genti pagane accettassero le usanze della legge giudaica: culto del sabato,
circoncisione, purità e impurità degli alimenti. Paolo non giudica importanti
queste cose per la salvezza, al contrario di Giacomo e Pietro che non
riuscivano a liberarsi dalla tradizione giudaica. Anzi il grande litigio che
vide contrapporsi Pietro e Paolo fu proprio l'ipocrisia del primo riguardo
alla purità degli alimenti e delle persone. Pietro andò a fare visita a Paolo
a Damasco, e sedeva tranquillamente a tavola coi pagani convertiti e mangiava
di tutto. Quando arrivò Giacomo in città, il suo atteggiamento cambiò per
timore di Giacomo, e Pietro riprese le vecchie abitudini giudaiche per non
urtare Giacomo. Paolo non tollerò tale ipocrisia e ruppe di brutto con Pietro,
mantenendo con lui un distacco perenne, quasi insanabile, (al punto che in
paradiso si dice che non prendono assieme neanche il caffé). |
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