La via dell’uomo
Ex nihilo nihil fit
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In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Giovanni) |
I
. È presente Dio nel lento cammino del mondo. La sua voce fu forte e lunga nel tempo primordiale fino alla vita e fino ad Adamo - prodotto maturo invaso dall’alito divino - quando quel cammino proseguì in altra dimensione. Da allora Dio parla più direttamente all’uomo indicando nuovi orizzonti, ma noi siamo appesantiti da forze rocciose che dobbiamo armoniosamente orchestrare mentre procediamo nella nuova direzione. Le vicende umane sono i risultati di questo articolato procedere. Seguire lo statuto divino, potente richiamo al compimento umano, è sofferto, perché più agevole è il passo verso le diritte vie dove per millenni è andata la vita. Ma non è dell’uomo abbandonarsi a questo andare che non fa avvertire il soffio di Adamo. Bisogna ascoltarlo nel silenzio di altre dimensioni, come nel deserto il Signore. . |
La tua parola
E andando nella notte che ascolta e non sa fu lungamente esteso roccioso respiro sul filo di Cloto la tua voce, o Signore.
Sparse in coro petali rosa e gigli novella aurora che danza sull’antico tratturo
e gli occhi sono aperti nel silenzio.
Ora è parola che batte come Aletto incessante perché il sacro volere si compia. Risuona nelle latebre del corpo l’eco lontana e forte, placidamente va.
La tua parola come le Erinni poi che l’evirato dio partorì nelle membra mie insiste per lo statuto infranto immacolate gesta propugnando.
Come le Erinni venerande vince la terra e a Delo il dio perché Nemesi sia contenta e il suo maturo frutto sostegno ai mortali sia. . |
II
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Nel profondo silenzio dell’anima ci è dato avvertire il soffio divino che dette vita umana ad Adamo oppure lo scopriamo seguendo il filo nascosto che lega tutte le azioni degli uomini. È un denso richiamo che mai si palesa e che deve farsi strada nella consistenza della materia. |
Il soffio di Adamo
Non senti il soffio di Adamo quando il silenzio del mondo svela le vie profonde come il dolcissimo canto di Molpe sulla placida onda lucente del raggio di luna, o quando segui come Teseo lungo la via essenziale il filo che i gesti dell’uomo discinde.
Allora tu vai... alle tempie le bende sacrali, e scopri giove e i suoi dei una voce s’intona alla tua.
E vai seguendo l’olimpo che corre con te ma i veli suoi discostando.
È vetta del cuore l’olimpo e l’ascesa del corpo è pesante prima che bruci di luce ogni nume e v’ha le sue stanze di gioia e di pianto.
E lì tu sei un giullare, sul capo il serto della ninfa di Apollo, lì tu sei divino stornello per la mia festa più bella. |
III
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La tua voce o Signore chiede ai figli di Adamo
di sorgere come Cristo dal sepolcro. |
Preghiera
Mostra o Signore le tue parole agli occhi miei rivolti altrove. Sprona Iride pigra sciogli il peso ch’io non abbia l’inganno di Eracle dall’esperide orto tornando.
Debbo lasciare su ogni gradino un pezzo di Adamo. . |
IV
Se mi appoggio a te resto debole, Signore. Tu sei la sicurezza della meta ma il cammino dovrà essere mio.
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Sostegno
Se il mio bastone sarai, ombra dietro il mio grido, sarò sempre un giunco
e la palude il mondo.
Che tu sia invece il mare di luce ed io l’acqua che vince il cuore di roccia e scava e ristora e feconda e invade da solo al mare pensando.
Proviene il fiume da lui nebbia di sole rugiada del carro di Aurora alla terra ch’è arsa nel suo seno alla fine tornando.
Non si appoggia alla tua spalla il mio fiume. . |
V
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Viviamo come in una stanza con un angusto lucernario. Esteso conflitto di ombre, postille, falsi polifemi intorno, che si chiariscono solo se ad essi ci apprestiamo. Se in questo tutto apriamo una grande finestra, chiara e distinta ogni cosa prenderà la sua dimensione. Non è facile però aprire quel varco. Molte volte gli accadimenti ci aiutano. Possiamo però impiegare anche una vita intera. |
Il varco
Si sta dietro una chiusa tramoggia come nella bianca dimora di Circe orride belve e boschi d’intorno.
Al canto della maga che tesse si sta con l’aratro solo dura è la zolla ma la messe verrà…
E la dea si piega ad Ulisse da Ermete istruito
spande il varco chiaro il dolce coro della luce.
Terso Olimpo e il suo orizzonte intero verrà… . |
VI
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Quando preghi non dire : “Dio, dammi questo
o quello”, ma “Dio, cosa mi serve in questo momento?”, e poi disponi la tua
mente. Considera che il nostro mutamento è costante e considera la grande finestra al posto del lucernario che chiude la
stanza nella situazione esistenziale. Nessun aiuto divino può avvenire senza
il nostro contributo e questo è l’inizio di tanti aiuti perché è la
liberazione da una dipendenza. |
Pregare
Al sommo Giove non indicare il tuo sentiero
divieni sconfinato campo antenna tesa ed alta fuga dalla casa silenzio mare
bianchi legni ti veleggeranno le ninfe arvali i veli all’orizzonte discostando. . |
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